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14.09.2015 - 11:230
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

Lega, è guerra aperta alla RSI. Besomi controcorrente

Tre membri leghisti si dimettono dalla CORSI. «La RSI fa propaganda di sinistra e pro-UE, noi per la nostra appartenenza politica non siamo graditi». Bruno Besomi invece rimane e attacca il Movimento di via Monte Boglia. «Se volete pilotare la RSI, non avete capito nulla»

BELLINZONA - Per la RSI, non è decisamente un momento felice. Dopo le notizie dei tagli imposti dalla SSR, ora è guerra aperta con la Lega dei Ticinesi. Il Mattino di ieri ha riportato la notizia delle dimissioni di tre membri leghisti, Paolo Sanvido, Michele Foletti e Silvia Torricelli, dalla CORSI. «La RSI e la CORSI fanno spallucce di fronte alla superficie agitata delle acque perché sono convinti che in profondità regni la calma. Andando ancora più giù, tuttavia, la placca tettonica sottostante, quella che si muove molto lentamente e che è però dotata di formidabile energia, si muove inerzialmente nella direzione opposta a quella che credono. A volte le cose mutano corso e allora ci tocca decidere che fare», motivano i tre, definendosi non apprezzati a causa della loro appartenenza politica in un'azienda che non offre «giornalismo sopra le parti: troppa propa­ganda di sinistra e propaganda pro-UE». A stretto giro di posta, aveva risposto il presidente della CORSI, Luigi Pedrazzini, che ha sottolineato di essere venuto a conoscenza delle dimissioni dal Mattino e da un'email inviata a tarda sera. «Personalmente auspico una presenza delle differenzi aree politiche nella CORSI, ma non considero drammatica una rinuncia". I motivi sarebbero una non copertura di un evento elettorale della Lega? «Avremo modo di sentire il direttore della RSI in occasione di una prossima seduta del Comitato", affermando che in periodo elettorale vige la "par condicio". Il dubbio, ora è se le dimissioni siano valide solo per il futuro periodo di nomina (2016-2019) o se esauriranno il loro effetto con la fine dell'anno. A sorpresa, poi, l'altro membro leghista all'interno della CORSI, Bruno Besomi, aveva preso posizione, manifestando la sua intenzione di rimanere e attaccando pesantemente il suo partito, che avrebbe avuto un'ennesima reazione di pancia. «La RSI e la SSR sono in difficoltà come il resto del panorama radiotelevisivo di servizio pubblico d’Europa, degli altri continenti e come molte aziende di tutto il mondo. Allora abbandoniamo la nave, scelta davvero coraggiosa! Se poi risulta essere una scusa per non aver saputo piegare la radiotelevisione di stato a squallide volontà partitiche come se la RSI fosse un‘azienda di regime allora ogni limite è stato davvero superato». «Volete un Ticino libero e indipendente e allora dichiarate guerra alla RSI, la radiotelevisione libera e pluralista ci rende liberi e non prigionieri, se volete pilotarla a vostra discrezione non avete capito nulla di concessione e servizio pubblico- ha proseguito nel suo comunicato - I conti non tornano più, non per colpa dei rossi o dei neri ma perché la congiuntura ci sta giocando contro, servono capacità manageriali, senso del contenimento della spesa in chiave indolore e amore per il pubblico svizzero italiano che non ci ha mai voltato le spalle». Seppur indignato e deluso dalla "sua" Lega, Besomi manterrà dunque il suo posto.
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