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13.05.2016 - 12:000
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

12 franchi all'ora? Jelmini ironizza, «almeno non hanno chiesto lingue nazionali e uso del pc», ma poi interroga il Governo

Il deputato PPD porta alla luce un nuovo caso di offerta di lavoro con paga da fame. «Condizioni mortificanti e non legali, il Consiglio di Stato intervenga su questi annunci»

BELLINZONA - «Cercasi babysitter (per bimbo di 3 anni) e donna referenziata tuttofare (pulizie, stirare, cucinare) per famiglia in appartamento nel luganese. Amante dei bambini e degli animali, automunita, non fumatrice, in buona salute, precisa e affidabile. Massima serietà. No perditempo. Circa 3 giorni alla settimana. Chf. 12.- all'ora». Sì, avete capito bene: 12 franchi all'ora! L'annuncio è tratto da un sito svizzero, e a portarlo all'attenzione del pubblico è il sindacalista e deputato PPD Lorenzo Jelmini, che commenta ironicamente «vero che gli inserzionisti hanno avuto il buon gusto di non pretendere, per quella paga, la conoscenza delle lingue nazionali e neppure dimestichezza nell’usare il computer, ma non hanno però precisato di che tipo di animale dovrebbe occuparsi la "tuttofare", oltre evidentemente al bimbo di 3 anni. Si potrebbe temere che i signori abbiano pure una scuderia di cavalli di cui si deve occupare la "donna referenziata"!». «Nel nostro Cantone c’è chi ancora non vuole capire che paghe di questo livello, oltretutto per un occupazione parziale, sono mortificanti per chi viene assunto e non permettono di vivere! Per non parlare dell’aspetto legale. Già, perché le condizioni lavorative e salariali del Personale domestico da anni sono regolate da un Contratto normale di lavoro che prevede un minimo salariale di 18.55 franchi all’ora!», prosegue Jelmini, senza più ironia ma anzi con amarezza. A suo avviso, dato che non è il primo annuncio di questo tipo che si legge sui portali svizzeri e che il rispetto dei CCL sono di competenza dello Stato, per la precisione dell’Ufficio cantonale di conciliazione, ritiene che il Consiglio di Stato debba attivarsi maggiormente affinché sia rispettato ma anche per informare in modo adeguato. Perciò, pone al Governo alcune domande: «1. A fronte del ripetersi di annunci che propongono la violazione di un contratto normale di lavoro, già più volte segnalati, il Consiglio di Stato quali misure ha intrapreso o intende intraprendere? 2. Il Consiglio di Stato in che modo verifica le inserzioni che sono di dominio pubblico e che violano palesemente le condizioni salariali previste da un contratto normale di lavoro? 3. Non ritiene il Consiglio di Stato doversi attivare per chiedere ai portali internet che propongono offerte d’impiego di non pubblicare annunci palesemente illegali? 4. Non è possibile verificare sistematicamente le condizioni salariali proposte da questi siti così da bloccare sul nascere questi abusi?»
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