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L'economia con Amalia
06.11.2022 - 18:000

Inflazione, Elon Musk alla guida di Twitter e la crisi di Credit Suisse: l'economia con Amalia Mirante

L'economista analizza i temi economici più caldi della settimana nella sua rubrica su Ticino Libero

*Di Amalia Mirante

La nostra informazione domenicale comincia con un uno sguardo dell'Economia con Amalia alla situazione internazionale. Questa settimana oltre ai dati sull'inflazione sono stati resi noti anche quelli dell'andamento del Prodotto Interno Lordo (PIL) nell'ultimo trimestre, da luglio a settembre 2022. 

Ma cominciamo con i prezzi. In ottobre la crescita dei prezzi al consumo in Europa non si è ancora attenuata: la Francia ha segnato un aumento del 6.2%, la Germania del 10.4% e l'Italia ha superato tutti con un incremento dell'11.9%. Un dato veramente preoccupante. Tanto che l'Unione Nazionale dei Consumatori ha messo in guardia dai gravi pericoli che si corrono se il governo non dovesse prorogare i prezzi 'protetti' per il gas. Ma l'associazione non si limita a valutare il caro energia, anzi.

Ponendo al centro della sua indagine l'andamento dei prezzi dei generi alimentari mette in evidenza proprio la gravità di questa crisi che tocca le categorie più vulnerabili in maniera ancora più violenta. Gli aumenti sono impressionanti: olio d'oliva (+56%), burro (+43%), zucchero (+36%) e riso (+31%) stanno diventando beni di lusso. E ancora aumenti tra il 20 e il 30% di margarina, farina, pasta e verdura fresca. E non va meglio a uova, latte e pollame che vedono i loro prezzi crescere di più del 15%. Insomma, tra pochi mesi se non si correrà ai ripari, la povertà arrischierà di aumentare ancora di più di quanto già accaduto con la crisi legata al Covid. Ma non è un problema solo in Italia; l'inflazione e la povertà che ne deriva per
i redditi più fragili tocca tutta l'Europa e non solo. 

Non a caso la Banca Centrale Europea (BCE) ha deciso questa settimana di aumentare i tassi di interesse di riferimento di 0.75 punti base; questo è stato l'aumento più alto deciso da sempre. E dalle dichiarazioni rilasciate tutto fa pensare che potrebbe anche non essere l'ultimo. La risposta dei mercati a questo cambio di velocità nella politica monetaria restrittiva è stata positiva: l'ampiezza dell'aumento ha portato una maggior credibilità che di fatto ha consentito la riduzione dei tassi di interesse sulle obbligazioni di Stato a 10 anni (per esempio quelle italiane sono scese dal 4.9% al 4% e quelle
tedesche dal 2.5% al 2%). Seppur piccola, questo tipo di reazione dà sicuramente una boccata di ossigeno alle finanze pubbliche che sono e saranno sotto pressione nei prossimi mesi, quando anche il prodotto interno lordo (PIL) inizierà a mostrare segni negativi. Segni negativi che tuttavia non appaiono ancora così gravi per il terzo trimestre in cui si registra un aumento del PIL dello 0.2% per Francia e Spagna e, a sorpresa, dello 0.3% di Germania.

Diciamo a sorpresa perché le previsioni degli esperti stimavano una decrescita di -0.2%. Il dato positivo sembra essere alimentato principalmente dalla spesa per consumi privati, quindi possiamo dire che la notizia è buona, ma non buonissima. Questo perché se avessimo visto un aumento derivante dagli investimenti delle imprese o dalle esportazioni avrebbe potuto indicare segnali di ripresa sul fronte produttivo. E chi sembra invece aver invertito la rotta sono gli Stati Uniti che nel terzo trimestre hanno registrato una crescita del PIL del 2.6%, decisamente meglio del -0.6%
del trimestre precedente e del -1.6% di quello ancora prima. Tutte le componenti, ad eccezione degli investimenti residenziali e delle importazioni, sono aumentate. Pure le indicazioni sull'andamento dei prezzi sembrano dare buoni segnali anche se è ancora troppo presto per dire se la politica monetaria vigorosa della FED (Banca centrale degli
Stati Uniti) stia dando i suoi frutti.

Anche se c'è un settore da monitorare, quello del mercato immobiliare (le compravendite in settembre sono calate a picco). Mercato immobiliare che si temeva avrebbe causato gravi pericoli all'economia cinese che invece ha segnato nell'ultimo trimestre una crescita del +3.9%, dopo lo 0.9% del precedente periodo. Ciò che emerge da un' analisi più di dettaglio è che al momento sembra essere il settore industriale quello trainante, mentre i consumi, sempre a causa della politica zero
contagi che obbliga a lockdown continui, stentino a riprendersi.  E chi dovrà riprendersi sono sicuramente i quattro dirigenti di Twitter che Elon Musk, nuovo proprietario, ha licenziato non appena ha concretizzato l'acquisto del social media.
Come ogni sua azione anche in questo caso Musk ha spettacolarizzato l'evento dichiarando addirittura che questo suo acquisto sarà fondamentale per garantire il futuro della civilizzazione e del confronto libero tra idee differenti. A suo modo di vedere al contrario i media tradizionali hanno contribuito a alimentare gli estremismi; la sua missione sarà quella di aiutare l'umanità.

Per il momento di sicuro non ha aiutato i 4 dirigenti licenziati che tuttavia potranno quanto meno consolarsi con buone uscite milionari. Chi invece fa più fatica a consolarsi è Mark Zuckerberg, fondatore di Facebook e non solo, che a causa dei risultati trimestrali di Meta e dell'andamento negativo generale dei titoli tecnologici, dal settembre del 2021 ha perso circa 100 miliardi di dollari (circa 100 miliardi di franchi). La crisi tocca anche Google e Microsoft, tuttavia a pesare su Meta sembrano essere soprattutto i risultati poco convincenti dei progetti legati al Metaverso, quindi alla realtà virtuale.

Parliamo invece purtroppo di realtà 'reale' quando affrontiamo la crisi di Credit Suisse che questa settimana ha annunciato oltre ai risultati trimestrali estremamente deludenti, il piano di ristrutturazione. In particolare la seconda banca svizzera prevede la riduzione di 9'000 impieghi nel mondo, portandoli entro il 2025 dagli attuali 53 mila a 43 mila. E la
Svizzera sarà toccata direttamente. La notizia appena giunta è che in Svizzera già entro la fine dell'anno saranno cancellati 540 posti di lavoro che diventeranno 2'000 tra un paio di anni. A tutti i collaboratori e le collaboratrici di Credit Suisse la nostra massima solidarietà. 

E chiudiamo spiegando 'Come si inventano le teorie economiche?'. Nel nostro articolo settimanale abbiamo messo in evidenza come le diverse teorie economiche non siano il frutto tanto di riflessioni filosofiche, quanto di legami con la realtà storica del momento. Così mentre i mercantilisti raccontavano un mondo che si apriva al commercio, Adam Smith faceva i conti con la rivoluzione industriale. E ora? Ora guardando dalla nostra finestra, siamo certi che necessitiamo di nuove teorie...

*Economista

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