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Eravamo 15 amici su un campo da football... . La favola dei Rebels, «una fabbrica» vincente
Un anno fa la società non esisteva, ora la squadra ha vinto sei partite su sei. Dal presidente tight end al sogno settore giovanile, dai nuovi tesserati a Cornaredo, ecco il football americano in Ticino
LUGANO - Una società nata in poco tempo, da qualche problema con quella vecchia e soprattutto dalla grande voglia di giocare a football americano e stare insieme. Loro sono i Lugano Rebels, partiti da zero e con sei vittorie su altrettante sfide. Questa è la loro favola, raccontata dall'offensive line Gerard Lusenti.
Cosa le piace di questo sport?
«Il fatto che sia molto fisico, è uno sport di contatto. L'individualismo è minimo, in altre discipline avere il fenomeno in organico fa la differenza mentre da noi conta poco. Ci sono ma senza il gioco di squadra può poco, un ricevitore senza un quarterback che rilancia la palla non prenderà mai quei pallone, un quarterback non arriverà mai a lanciare se non ha dietro tutto l'insieme. Un insegnamento nella vita? Sicuramente ti fa apprendere la disciplina, che nel campo da football serve, durante tutta la partita. Siamo una piccola fabbrica, ognuno deve occuparsi del suo reparto pur essendo subordinato agli altri: ci vuole, ripeto, molta disciplina. Non si va al campo, si pratica e basta, ma c'è molto lavoro nello studio degli schemi e nel guardare i video degli avversari. Vedendo il football americano da fuori, pare che siano due botte date e basta, invece ogni singolo passo va fatto in quel modo, se ne faccio uno a destra e non a sinistra rischio di compromettere tutto. Non si parla di violenza e c'è un enorme rispetto degli avversari».
In Ticino è poco conosciuto, come mai?
«È uno sport che ha preso molto più piede negli ultimi due-tre anni. Per amarlo deve piacere il contatto fisico, e io credo che la poca conoscenza sia data dal fatto che non viene trasmesso dalle nostre televisioni, neppure quello americano. Indubbiamente ci ha stupito tutto il successo che abbiamo avuto, con 11 ragazzi che si sono tesserati su 13 che hanno provato».
Da quanto si capisce, ciascuno può entrare a far parte dei Rebels? Che caratteristiche servono a livello fisico
?«Basta compilare un formulario di contatto, si viene al campo, qualcuno presta l'attrezzatura e si prova. Nell'ultimo mese abbiamo avuto cinque nuovi tesserati, una bella crescita. Possiamo abbinare giocatori con esperienza a questi rockies, che hanno tanto campo, penso a uno di loro che ha segnato il suo primo touch down. C'è posto per tutti: io sono alto 1 metro e 89 per 143 chili, non dunque iperatletico ma posso giocare in linea, mentre abbiamo ragazzi che pesano 60 chili e sono velocissimi per cui fanno i ricevitori. Non servono doti fisiche particolari, semmai si richiede una buona attitudine mentale e il capire che se si prende l'impegno va mantenuto. A differenza del calcio o dell'hockey, dove si può saltare un allenamento, nel football americano abbiamo bisogno di tutti e lo sport va praticato. Il feeling fra tutti è fondamentale, e anche di fronte a enormi doti atletiche se non va agli allenamenti hai difficoltà e le causi anche alla squadra».
Sentendola parlare colpisce quanto siete coinvolti, come giocatori, nella società.
«Siamo molti legati ai Rebels, è una nostra creatura. Siamo ex giocatori dell'altra società ticinese che per vari motivi hanno deciso di staccarsi e il progetto è nato meno di un anno fa. Eravamo 15 amici molto legati e disperati perché volevamo giocare, e passo per passo abbiamo coinvolto il nostro ex allenatore Ottavio Carnelli, che con Mauro Goldini ci hanno seguiti, hanno creduto in noi e si sono appassionati alla nostra storia. La gente ha fatto lo stesso, e ci troviamo ai vertici in modo inaspettato! Abbiamo operato una scelta coraggiosa, è vero, ma noi giocatori siamo molto uniti, e questo non vale solo per gli allenamenti o le partite: prima di essere una squadra siamo un gruppo di amici, se qualcuno ha bisogno per esempio dal lato personale o anche finanziario ci si aiuta. È stata la nostra forza per fondare questa società, per cui abbiamo dovuto fare dei sacrifici. Anche dal lato economico, ovviamente, ma grazie agli sponsor abbiamo coperto il budget. Il nostro tight end è il nostro presidente, alcuni giocatori fanno parte del comitato. A livello di federazione sono soddisfatti della gestione, è professionale. Dobbiamo ringraziare la Città di Lugano che ci ha concesso Cornaredo alla cieca quando era tutto a livello utopico».
E a livello sportivo come state andando? Sul vostro sito si parla di Serie B in tre anni.
«Il campionato è composto da otto squadre, le prime due si affrontano e chi vince ha accesso alla partita di promozione/relegazione con l'ultima di B. Per salire serve un settore giovanile, under 18, che per ora non abbiamo. Non ne abbiamo ancora parlato, il nostro obiettivo primario era disputare tutte le sfide senza dare mai forfait. In termini di risultati siamo primi, vincendo sei partite su sei, una sorpresa per noi! C'è una volontà nel creare un settore giovanile, anche se per scaramanzia non abbiamo affrontato il tema. Preferiremmo puntare sul flat football per i giovanissimi».La favola prosegue, attendiamo per sapere se ci sarà il lieto fine con la promozione... ma i Rebels hanno vinto comunque![imagebrowser id=130]
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