«Il fatto che sia molto fisico, è uno sport di contatto. L'individualismo è minimo, in altre discipline avere il fenomeno in organico fa la differenza mentre da noi conta poco. Ci sono ma senza il gioco di squadra può poco, un ricevitore senza un quarterback che rilancia la palla non prenderà mai quei pallone, un quarterback non arriverà mai a lanciare se non ha dietro tutto l'insieme. Un insegnamento nella vita? Sicuramente ti fa apprendere la disciplina, che nel campo da football serve, durante tutta la partita. Siamo una piccola fabbrica, ognuno deve occuparsi del suo reparto pur essendo subordinato agli altri: ci vuole, ripeto, molta disciplina. Non si va al campo, si pratica e basta, ma c'è molto lavoro nello studio degli schemi e nel guardare i video degli avversari. Vedendo il football americano da fuori, pare che siano due botte date e basta, invece ogni singolo passo va fatto in quel modo, se ne faccio uno a destra e non a sinistra rischio di compromettere tutto. Non si parla di violenza e c'è un enorme rispetto degli avversari».