SPORT
Livio Bordoli: «Lugano, col senno di poi avrei voluto più garanzie»
Il tecnico dell'Aarau parla delle sue ex squadre. «Spero che Djuric e Rossini vengano assolti. Mi aspettavo il Chiasso in alto, e volevo Guarino.»
AARAU - Il bus dell’Aarau corre rapido verso il Ticino, e con esso i pensieri di Livio Bordoli. È l’occasione per una chiacchierata a 360°, a cominciare dalla sua squadra, partita un po’ al rallentatore causa diversi infortuni e un amalgama ancora da trovare («si sono fatti male in sequenza Sliskovic, Lieder ed anche Radice, però puntiamo all’alta classifica, e per noi l’importante è essere poco staccati dal vertice a dicembre»), sino soprattutto a Lugano e Chiasso.
Mister Bordoli, inevitabile partire dal Lugano. Ha dei rimpianti?
«Non si può parlare di rimpianti, ho preso una decisione ben ponderata. Il mio scopo non è per forza allenare in Super League, bensì far bene. È troppo facile dire dopo se avessi potuto agire diversamente in alcune occasioni. Di sicuro, non mi sarei basato sulla parola ma avrei preteso di firmare un contratto con delle clausole ben definite. Ripeto, ora è facile».
Si è scritto molto sui rapporti incrinati con lo spogliatoio bianconero. Cosa è successo davvero?
«Il problema è stato che il presidente Renzetti ha detto alla stampa che nel gruppo c’erano delle difficoltà, e così quei giocatori che non utilizzavo si sono sentiti forti. Non avevo mai sentito un presidente dire quelle cose, come d’altronde è normale che in ogni squadra ci siano gli scontenti. Angelo sarebbe dovuto essere di maggior supporto per me nella circostanza. Se non ci fosse stato il gruppo, non saremmo arrivati in Super League. Siamo stati bravi, come staff, a gestire una situazione difficile (oltre a Renzetti, c’era Betancur, ndr), è stato un miracolo».
A Lugano tiene banco la questione premi.
«Mi auguro che Djuric e Rossini non vengano squalificati e che, se ci fosse veramente un illecito, che sia comminata loro al massimo una pena o un ammonimento».
Le piace Zeman? E non crede che Renzetti, fin dall’inizio, volesse il boemo per la Super League?
«Non lo conosco; certamente è un personaggio mediaticamente importante, conosciuto in Italia e in Ticino. Il suo arrivo ha fatto bene a livello calcistico e di entusiasmo, può piacere oppure no però il fatto di dividere è uno degli aspetti belli del calcio. Il Lugano a fine aprile mi aveva allungato il contratto, facendo valere un’opzione , per cui lì non credo desiderassero prendere Zeman. In ogni caso, è sempre stato un pallino di Renzetti, che lo aveva visto allenare a Pescara, di cui mi aveva parlato».
Passando al Chiasso, avversaria di domani, si aspettava di trovare i rossoblu così in alto?
«Non mi sorprende, sono gli unici che hanno cambiato poco o nulla, aggiungendo acquisti mirati come Cortelezzi e Melazzi che io conosco bene. Sono certo che, con la giusta fiducia, i due potranno fare bene. Le altre squadre, al contrario, hanno mutato molto e stanno cercando, come noi, l’amalgama».
L’ultimo acquisto del Chiasso è Guarino, lo scorso anno con lei a Lugano
.«Un ottimo innesto. Lo volevo con me qui ad Aarau, purtroppo non abbiamo avuto il budget a disposizione e sulle fasce siamo coperti. Ci siamo incontrati, lui sarebbe venuto di corsa. Gli avevo detto di aspettare qualche eventuale cessione nel suo ruolo che non è arrivata. Peccato».
Al Riva IV spesso non viene mai accolto molto bene dai suoi ex tifosi.
«La gente dimentica in fretta. Quando ho preso la squadra, avevo solo 8-9 giocatori. Ho mantenuto un rapporto di stima con la società e lo staff tecnico. Non cambio idea per 3-4 tifosi a cui non ha fatto piacere che ho portato il Lugano in Super League vincendo parecchi derby: non sono loro il Chiasso ma la gente che ci mette l’anima. Se fosse arrivata una proposta indecente anche a certe bandiere, sarebbero andate via, senza scalfire l’affetto. Domani dovremo essere coraggiosi, pensare che loro non sono diventati fenomeni e che noi non siamo così scarsi. Non è facile dopo una retrocessione, dobbiamo capire il campionato».
In che squadra tornerebbe in Ticino? Vogliamo una risposta secca.
«Facile dire Lugano perché è in Super League. Se ho potuto allenare tutte le principali squadre cantonali, significa che come allenatore ho fatto qualcosa di buono, al di là del campanilismo. L’esser stato cercato dall’Aarau è stato comunque un orgoglio, sono apprezzato anche fuori dal Ticino».
Qual è la compagine favorita in Challenge League?
«Il Wil, con la nuova società turca, gli acquisti e il budget».
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