Hayden, che correva a 250 chilometri orari, sfidava la gravità in sella alla sua moto, col ginocchio quasi a terra nelle curve mozzafiato, ha trovato la morte andando a 30 chilometri all’ora in bicicletta. Ecco, è forse questo l’elemento che ha scosso il mondo. Cadere e rialzarsi, magari con la moto addosso, quasi senza un graffio: quante volte l’ha fatto, quando sarebbe potuto succedere di tutto? Eppure da buon pilota si alzava, si scrollava la polvere di dosso e risaliva in sella, scene quotidiane. È una beffa del destino sfidare la velocità e uscirne vincitore su una moto per poi morire durante un’uscita in bicicletta con gli amici. Una passeggiata di allenamento, forse addirittura con la musica nelle orecchie, in tutto relax, finché un’auto è spuntata da un incrocio e lo ha travolto. È cominciato così il calvario di Hayden.