I suoi allenamenti sono basati spesso su schemi. Bisognerà capire come proseguirà la convivenza con un presidente passionale e coinvolto al 101% come Renzetti. Abascal, infatti, non pensa due volte a lasciare in panchina o addirittura tribuna titolari e anche capitani: se non lavori come voglio io, non giochi. Non esiste un undici di base, con lui. Chi si impegna, chi butta l’anima in allenamento, gioca. E poi dal giorno dopo si ricomincia: a contare è la settimana. Nessuno, o quasi (perché qualche punto fermo serve), è sicuro. Se un calciatore poi non applica quel che gli ha chiesto, sovente la fase difensiva, che appunto nel suo calcio coinvolge tutta la squadra per poi mandare tutti all’attacco, lo cambia, senza farsi problemi. Sia il bomber o il giovane, e quando gli si chiede come mai, lo spiega, senza nascondersi dietro a giri di parole. Se di solito pochi allenatori parlano dei singoli, preferendo insistere sul concetto di squadra, è successo che lui vedesse muoversi male un suo elemento e lo dicesse, magari senza fare nomi ma facendo capire. Nessuno è al riparo, insomma. O ti impegni e rendi, o non va bene. Nessuno può abbassare la guardia, i leader del Lugano sono avvisati.