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Cronaca
21.12.2018 - 09:000

24 ore nuotando. "Nel momento in cui vuoi mollare esce la resilienza. Scopri che sei forte"

Alessandro Veletta ha compiuto un'impresa al Lido di Locarno per 'Ogni centesimo conta'. "Col lavoro mentale ho sconfitto le ansie causate da chi non credeva in me. È stato duro restare svegli e nuotare anche di notte"

LOCARNO – Un’impresa lunga 24 ore, bracciata dopo bracciata, senza fermarsi se non per brevissimi tempi stabiliti, col Lido di Locarno che prima alla presenza della gente poi nel silenzio ovattato della notte lo accompagnava. Un’impresa per beneficenza ma anche per sfidare sé stessi, per sconfiggere le proprie insicurezze. Alessandro Veletta ha nuotato per un giorno consecutivo in occasione della raccolta fondi “Ogni Centesimo conta”, e ci racconta le emozioni vissute.

“Adesso mi sento bene, i giorni dopo sono stati tosti”, ci dice. “Ho visto l’eternità, se posso usare una frase d’effetto: 24 ore sono davvero tante! Specialmente dalle 2 alle 3, ero solo, vedevo il bagnino che mi sorvegliava, io facevo avanti e indietro, è stata dura. Quando c’era gente a fianco a me ero carico, ma a quel punto mi son detto che alle 4 avrei smesso. Sono uno che si fa spesso film mentali, pensavo di mollare e ringraziare comunque tutti”, confessa. Poi ce l’ha fatta, come sempre. “Combatto sempre col pessimismo mentale, anche in altre prove dure che ho fatto. Ma che emozione, per esempio, quando mio figlio di 9 anni ha nuotato un quarto d’ora con me, molto determinato. E al mattino aver visto mia moglie, dopo una notte in cui aveva dormito poco, mi ha dato forza. Ha visto i miei occhi rilassati e si è tranquillizzata”.

Come è nata questa idea?
“Avevo già fatto una 12 ore, grazie a un mio amico, Federico Trolletti, anche lui una persona da imprese storiche, e mi ha chiesto di farne un’altra: ho percorso 28 chilometri, non sarei riuscito a superare i 31 chilometri dell’agonista che ha vinto, lui pesa 69 chili, io 115! Poi ho parlato con Fabrizio Casati proponendogli una 24 ore in collaborazione con la radio e l’idea di legarla a ‘Ogni centesimo conta’ è venuta da lui. Mi è venuto in mente il Lido di Locarno, Christophe Pellandini ha accolto l’idea con entusiasmo. Nelle 24 ore c’erano 96 quarti d’ora in cui le persone potevano iscriversi e nuotare con me. Dalle 21 alle 8.30 il lido era gratuito, chi arrivava alla cassa poteva dare un’offerta. Abbiamo ricevuto 1'097,45 franchi e 40 euro, che ho subito consegnato”.

Quanta è la soddisfazione?
“Tanta! Dovrei anzi abbassare le arie, la cresta! Quando arrivi a fare queste imprese e ci riesci ti senti onnipotente, col mentale ho portato a termine qualsiasi cosa, come le scalinate del Ritom!”.

C’è stato un momento, ci hai detto, in cui volevo mollare. Cosa ti ha fatto proseguire?
“In quel momento si forgia la resilienza. Tutti l’abbiamo, va solo tirata fuori. Non vuol dire che se stavolta ha funzionato ce l’hai allenata, la resilienza esce come un jolly, come una carta vincente, è una grande consapevolezza di andare avanti perché ce la farai. Quando sei consapevole che ci riuscirai entri in un altro livello, dove il dolore non c’è. Ringrazio Francesco Aiello, un massaggiatore sportivo, che mi ha seguito 18 ore: quando lo vedevo ero tranquillo, se non lo notavo andavo in panico. Mi ha aiutato durante le pause di 2 minuti, col timer che indicava quei secondi che non passavano mai. Mi ha massaggiato alla 12esima ore, alle 17esima e poi nelle ultime due. La fatica maggiore è stata restare svegli 24 ore. Praticamente ho deciso di nuotare in un orario in cui il corpo è quasi in fase REM. Ho bruciato 18mila calorie circa. Il brutto è stato essere sempre in movimento, anche se da ieri mattina sto bene. Non so perché, anche se mi ero allenato nel migliore dei modi, usando anche le acque fredde. E da quando utilizzo questo metodo non prendo nemmeno più il raffreddore, che era il mio tallone d’Achille”.

Prossime imprese?
“Mi è stato proposto di nuotare nella Manica, ma ho detto di no, c’è anche la famiglia. Sarebbero più di 30 chilometri col costumino, per ora comunque non lo farò. Poi chi lo sa…”

Cerchi qualcosa in te stesso con queste sfide?
“Molte volte chi le fa ha un trascorso, dei problemi. Io non posso parlare di problemi nella mia infanzia, però mia mamma soprattutto non credeva molto in me e questo non mi rafforzava. Mi sono rimaste paure e ansie che grazie al lavoro mentale ho risolto. Non dirò mai a mio figlio ‘non sei capace’, piuttosto ‘ci proviamo, ce la mettiamo tutta, anche se sono sicuro che va bene’. Cerco di promuovere l’ottimismo, anche sui social, per esempio. Servono motivazioni, hobby, è un modo per tener unite le famiglie, sennò si sfascia tutto”.

Cosa impari di te stesso mentre nuoti così a lungo?
“A essere costanti e caparbi succede questo: sei forte, chi la dura la vince, come dicono negli aforismi. Citando Mandela, un vincente è semplicemente un sognatore che non molla mai”.

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