"Non voglio più regalare del tempo ma sperimentare ogni minuto con forza, facendo buon uso del tempo che mi resta", racconta. "In ambulanza ho pensato che tutto quello che avevo fatto non contava più nulla"
LOCARNO – Locarno è sempre stata la Città dove creava e modellava il Festival, il dottor Lamas, per esempio, è sempre stato colui che lo affiancava pronto a accudire i vip se si fossero sentiti male. Ma per Marco Solari, improvvisamente, la Città che tanto ama e l’amico sono divenuti altro.
Ha contratto il Coronavirus, è stato tre settimane in ospedale, è stato anche in cure intense. Ce l’ha fatta e ne è uscito completamente cambiato. “Tutto è più intenso. Il nostro senso del tempo consiste nel tempo misurato e nel tempo vissuto. Non voglio più regalare del tempo, ma sperimentare ogni minuto più con più forza. So che devo fare buon uso del tempo che mi resta - ma non in modo egoistico!”, racconta al SonntasBlick.
Le sue parole sono commoventi perché si portano dietro un dramma, ovvero il senso di colpa per avercela fatta mentre altri no. “Io ce l'ho fatta - ma la donna che era alla mia sinistra no. Ha parenti, proprio come l'uomo che era alla mia destra. Quando guardo i necrologi immagino cosa pensano i parenti. Perché io sì e loro no? Ma la gioia di essere vivo non è diminuita”.
Non ha avuto paura, ha raccontato. “Sentivo solo un’enorme calma interiore, anche se le persone attorno a me morivano. Nell'ambulanza ho pensato a mia moglie Michaela, ai miei figli, ai miei nipoti che sono così legati al nonno, al Festival e cos'altro avrei dovuto realizzarti. All'improvviso tutto ciò che era importante prima, famiglia, amici, festival, giornate letterarie sul Monte Verità, tutto ciò che hai fatto o non hai fatto - non conta più nulla”.
Ma per fortuna ora sta meglio. La vita ricomincia, per Solari.