Avevamo seguito la storia di Ida e Azad, separati da chilometri e burocrazia. Dopo il matrimonio, celebrato in Kurdistan, ci è voluto un anno e mezzo ma nei giorni scorsi lui è tornato in Ticino, iniziando la loro vita coniugale
BALERNA – Ci è voluta tanta, tanta pazienza. Perché in mezzo ci si è messo anche il Covid, che ha ritardato tutte le pratiche. È servito tempo, sono state necessarie tante telefonate e molte richieste, scatole di fazzoletti consumate per la nostalgia, poi finalmente la buona notizia.
TicinoLibero sin dall’inizio ha seguito la storia di Ida e di quello che nel frattempo è diventato suo marito, Azad, ex rifugiato del Kurdistan, costretto a lasciare la Svizzera. I due avevano appena intrecciato una relazione d’amore quando lui, oggi 40enne, venne allontanato. Sicura del suo amore, lei gli aveva chiesto di sposarsi, ma prima di coronare il sogno è passato parecchio tempo.
Con grande coraggio, era stata lei ad andare in Kurdistan, per sposarsi lontano da casa, quanto meno alla presenza della famiglia del fidanzato. Un matrimonio che però è stato vissuto per lunga parte da lontano, ringraziando le videochiamate che hanno permesso loro comunque di vivere la quotidianità uno dell’altra.
Ida è stata a trovare Azad in Kurdistan l’estate scorsa, ma non pensava che ci sarebbe voluto ancora un anno prima di poterlo riabbracciare con il ricongiungimento familiare che aveva richiesto. Le autorità hanno voluto svariati documenti, impresa resa difficile dalla lontananza.
Poi è arrivata l’epidemia di Coronavirus, prima ancora la situazione politica difficile in Iraq, e per Ida è diventato impossibile anche andare a trovare il marito. Nonostante avesse rimandato numerosi programmi per poterli poi realizzare con lui, si è arresa e ha vissuto le ferie e il suo 40esimo compleanno con la famiglia e gli amici ma lontana da lui.
Infine, qualche tempo fa, la risposta tanto attesa: Azad poteva tornare in Svizzera! Ma non è stato, ancora una volta, tutto semplice. Azad ha dovuto sottoporsi al test del Covid prima di poter partire, passando attraverso la Turchia, atterrando a Zurigo e da lì raggiungendo la moglie col treno. Dato che l’uomo arriva da un paese a rischio, deve sottoporsi a dieci giorni di quarantena.
Ida, che non voleva trascorrere ulteriori giorni lontano da lui, ha deciso di mettersi in quarantena con lui e i due stanno vivendo una sorta di luna di miele nella casa dove comincerà ora la loro vera vita di coppia. Lei lo ha atteso con emozione e con la casa piena di palloncini e sorprese, prima dell’atteso abbraccio, più di un anno e mezzo dopo il loro matrimonio e dopo più di un anno di lontananza.
Adesso, seppur in regime di quarantena, i due stanno vivendo quel che per tutti è scontato, ovvero cucinare assieme, trascorrere le serate insieme, preparare la pasta della pizza e mangiare i piatti che più piacciono, occuparsi delle gatte di casa e progettare una famiglia, dato che sognano di avere un figlio. Ora Aza può tornare in Kurdistan quando vuole, e nonostante il distacco dai parenti che lo avevano ospitato nel tempo passato lontano dalla Svizzera, è felice di essere tornato dalla sua donna e nel paese dove aveva passato più di metà della sua vita.
Presto inizierà a lavorare e per questa coppia comincerà una vita normale, quella che per tanto tempo hanno sognato e che la burocrazia e i chilometri di distanza aveva reso un’utopia, decisi a godersi le piccole cose che per lunghi anni hanno desiderato e che spesso altri danno per scontato.
“Sono felice che raccontiate la nostra storia, per dimostrare che ci sono anche favole che vanno a buon fine, non esistono solo coppie di nazionalità diverse che si sposano affinchè uno dei due abbia i documenti”, ci ha detto Ida, al culmine della felicità.