BELLINZONA – I “nostri” superano “gli altri”. Se lo scorso anno i non svizzeri occupati in Ticino erano il 50,1%, dunque più della metà, ora gli svizzeri sono passati al 50,8%: si parla di 118'600 unità contro 115mila di personale estero.
“È il primo anno da quando forse esiste la statistica sui frontalieri che si assiste a un assestamento di questa categoria di lavoratori, ma a mio avviso è molto presto per dire che questo rappresenti l’avvio di una contrazione sul medio-termine, anzi tendo a escluderlo”, ha commentato con prudenza il docente e ricercatore del Dipartimento economia aziendale, sanità e sociale della SUPSI Fabio Losa.
Come mai lavorano più svizzeri? Non c’è a suo avviso una spiegazione, solamente sono diminuiti un po’ i frontalieri. “Su un mercato liberalizzato, e meno regolato rispetto alla situazione pre-libera circolazione quando la manodopera estera era complementare a quella indigena, la concorrenza è forte e i margini di manovra per i profili deboli sono ristretti”, osserva. Quel che si può fare, per Losa, è puntare sulla formazione in modo che i “nostri” abbiano meno punti deboli possibili.