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Economia
20.04.2020 - 14:580

Se anche gli indipendenti hanno paura a riaprire. "Ma dobbiamo sopravvivere, pagare le bollette e mangiare..."

Giro di pareri su chi potrebbe riaprire: "I miei clienti mi chiedono come farò a toccarli, non so cosa dire se non che ho paura". "I miei invece non vedono l'ora". "Si poteva tener duro ancora un po'". "Dovremo comunque convivere col Covid"

BELLINZONA – In teoria, anche se va tenuto conto che il Ticino usufruisce dalla cosiddetta Lex Ticino, ovvero può applicare misure più restrittive autorizzate da Berna perché la situazione è più seria che nel resto del Paese, dal 27 determinate categorie di lavoratori potrebbero ripartire. Oltre alla voglia di riprendere, ovviamente, c’è però tanta paura: per il virus e per il rischio che, dato il poco lavoro, i costi superino i benefici.

A discutere del tema sono i piccoli imprenditori stessi, in un gruppo Facebook a loro dedicato.
“È troppo presto per riaprire”, scrive qualcuno. Concorda una signora che un istituto di terapie naturali. Io sono parrucchiera. Troppo presto, vorrei lavorare ma così saranno condizioni molto difficili, visto che la gente eè traumatizzata e il pericolo c’è ancora”. Qualcuno addirittura non sa se aprire o no. “Mi stanno chiamando i clienti, hanno paura anche loro mi chiedono, come farò a toccarli. Non so cosa rispondere, dico solo che ho paura”, anche se probabilmente pur di non perdere clienti tanti apriranno comunque. 

“Io ricevo invece addirittura richiesta di poter riaprire da persone anziane che non riescono più da sole a gestire i loro capelli. Sono parrucchiera anche io e non é difficile imparare a gestire diversamente certe cose, dopotutto a me hanno insegnato a disinfettare tutto fra un cliente e un altro già anni fa in apprendistato”, è più positivo qualcun altro, mentre alcuni sostengono che in ogni caso col Coronavirus si dovrà convivere. Ma la domanda è: se un cliente viene infettato, di chi è la responsabilità?

“La domanda corretta sarebbe: chi è cosciente che abbiamo tutti un anno di tempo per venir contagiati e se sfortuna vuole ricoverati intubati e magari lasciarci la vita?!”, si prosegue.
C’è poi il tema degli aiuti: chi non riapre, rischia di perderli. “Loro decidono le sorti della gente...chi non aprirà come e quando lo vogliono loro perderà tutti gli aiuti”, si sfoga qualcuno.

“Ma quelli che hanno paura, fino a che punto hanno il diritto di decidere per tutti? Chi ha paura non è obbligato a riaprire la propria attività e può rimanere a casa”, si chiede un altro. Insomma, ciascuno faccia quel che si sente e che vuole. 

“Io ho la stessa paura che proverei a riaprire fra 3 settimane, non saremo sereni fino al vaccino, allora cosa facciamo?”, un’altra domanda senza risposta. Dunque, “io pure apro... aprire tra una settimana o tra un mese non cambia nulla, visto che questo virus circolerà per un anno o un anno e mezzo, dobbiamo imparare a conviverci”.

Altri dicono di essere pronti e che anche i clienti non hanno paura. “Sono per l’apertura. Ormai non sarà più nulla come prima e dobbiamo farcene una ragione, usiamo le precauzioni adeguate e ripartiamo ricordiamoci che tutto ciò non passerà così velocemente quindi cerchiamo di adattarci alle nuove misure e torniamo a vivere ma senza essere schiavi della paura. Non so voi ma amo il mio lavoro e adoro i miei clienti e anche se vorrà dire prenderne una alla volta e guadagnare meno poco importa, le cose fondamentali sono la serenità del cliente e la sicurezza con la quale tu puoi garantire il servizio”. 

“Tutti abbiamo voglia di riaprire e cominciare a lavorare per riacquistare una certa normalità. Non ho paura perché a questo punto vada come vada, se devo prenderlo lo prenderò. Però dico una cosa, visto che abbiamo fatto lo sforzo fino ad adesso non conveniva restare chiusi ancora due o tre settimane, visto che i numeri ci stanno dando ragione? La mia paura invece è quella di ricominciare e tra un mese o due dover richiudere nuovamente e ricominciare tutto da capo, ecco questa è la mia paura, sarebbe davvero un peccato e rischiamo di giocarci l’estate in quarantena. Tutti vogliamo ricominciare e tutti siamo in perdita, però cerchiamo di essere realisti”, ragiona qualcuno.

E poi il parere che forse li racchiude tutti: “Le paure ci sono per tutti, sia di ammalarsi che i non lavorare abbastanza ma dobbiamo per sopravvivere perché dobbiamo pagare e le bollette e mangiare”.

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