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Banca Stato
28.03.2020 - 09:000

Cieslakiewicz: "L'emergenza ha una potenzialità distruttrice devastante per l'economia. Sosteniamoci a vicenda: Banca Stato c'è!"

Il presidente della Direzione generale di BancaStato: “Noi ci stiamo impegnando e ci impegneremo al massimo anche nel rispetto del mandato pubblico che ci caratterizza. Siamo pronti a mettere in campo altre forze se serve"

BELLINZONA - Siamo in una situazione straordinaria e per affrontare le ripercussioni della pandemia sull’economia bisognerà mettere in campo risorse straordinarie. I vertici di BancaStato si sono subito messi al lavoro per elaborare insieme al Governo un piano di crisi per sostenere aziende, soprattutto le piccole e medie imprese (MPI), che sono l’ossatura portante della nostra economia. Tale piano è poi stato poi integrato a seguito delle misure annunciate dalla Confederazione per sostenere tali aziende.

Fabrizio Cieslakiewicz, lei è presidente della Direzione generale di BancaStato. Cosa bisogna fare per sostenere l’economia ticinese di fronte a questa grave situazione?

“Al di là del problema sanitario, sul quale si stanno concentrando tutte le risorse possibili, è chiaro che le piccole e medie imprese e i piccoli imprenditori che da un giorno all’altro si sono visti chiudere l’attività per due mesi sono in grande difficoltà. Si trovano confrontati nell’immediato con oneri e costi importanti e con entrate pari a zero, o quasi. Le misure finora adottate dal Cantone e dalla Confederazione, anche in collaborazione con le banche, vanno nella giusta direzione e sono essenziali per cercare di evitare una crisi del nostro sistema produttivo”.

Lei è ottimista o pessimista sul futuro immediato?

“Sono realista. È chiaro che molto dipende dalla durata dell’emergenza sanitaria. Le misure finora adottate permetteranno di evitare il peggio nel breve termine, ma se l’emergenza si protrae gli effetti economici di questa crisi potranno anche portare alla chiusura di imprese e di aziende e, quindi, anche molte famiglie potranno trovarsi in difficoltà. Tra la gente si percepisce quindi una grande e legittima preoccupazione non solo per il proprio stato di salute e quello dei propri cari, ma anche per il salario e il posto di lavoro”.

Ma ha provato a immaginarsi una ricetta per uscirne a medio termine?

“Credo che l’unica ricetta possibile è che tutti gli attori economici s’impegnino a fondo nei prossimi mesi per il bene del nostro Cantone. Insomma, unire le forze, sostenerci e lavorare tutti nella stessa direzione. Oggi non siamo ancora in grado di quantificarne l’impatto dell’emergenza, ma sappiamo che ha una potenzialità distruttrice devastante non solo per alcuni settori ma per l’intera economia. Prendiamo ad esempio il settore immobiliare, che già stava rallentando, in cui artigiani e piccoli impresari vivevano le prime difficoltà, oppure pensiamo alle attività legate al turismo e agli eventi, o ai lavoratori indipendenti”.

Il Consiglio federale ha varato una sorta di Piano Marshall per le aziende. E ha chiamato a raccolta le banche…

“Noi ci stiamo impegnando e ci impegneremo al massimo anche nel rispetto del mandato pubblico che ci caratterizza. Gli aiuti stanziati dal Consiglio federale sono importanti e concreti e credo che il Governo abbia dato la risposta che l’economia svizzera si attendeva. Ma è chiaro che concedere crediti in bianco, anche se solo per una certa percentuale, alle aziende che si trovano in difficoltà significa accantonare quegli importi e ciò avrà un impatto sugli utili. BancaStato non fa eccezione”.

Che ruolo può giocare BancaStato in questo processo?

“Come dicevo, il mandato pubblico di BancaStato è, per legge, di sostenere l’economia ticinese. Settimana scorsa abbiamo già fatto un primo passo, posticipando gli ammortamenti dei crediti al 30 settembre. Abbiamo inoltre deciso di esonerare o di ridurre gli affitti agli inquilini che abbiamo nei nostri immobili. E in questo senso rivolgo un appello a tutti i proprietari di proprietà a reddito: tutti dovranno fare la loro parte, dimostrare disponibilità e solidarietà. Se nessuno accetterà di ridurre i propri guadagni l’economia ticinese uscirà da queste crisi con le ossa rotte. Ora stiamo partecipando attivamente al programma di aiuto alle PMI della Confederazione”.

Come avete agito nell’ambito del programma della Confederazione?

“Abbiamo messo in piedi dei processi, dei prodotti e una struttura dedicata. In particolare, abbiamo creato una “task-force” inizialmente dotata di una decina di collaboratrici e collaboratori. Oltre alla “task-force” sono naturalmente attivi tutti consulenti aziendali e, in parte anche quelli della clientela individuale, nonché il nostro centro servizi clientela. È uno forzo importante considerando anche che la Banca non sta operando in condizioni “normali”. Infatti, vista l’emergenza, abbiamo adottato una serie di misure per proteggere la meglio le nostre collaboratrici e collaboratori quali ad esempio la separazione degli uffici e il telelavoro”.

Avete in mente altre misure?

“Stiamo valutando la situazione per capire se è necessario implementare altre misure cantonali a complemento di quelle messe in piedi dalla Confederazione in collaborazione con le banche”.

Come si immagina il “dopo Coronavirus”?

“Questa pandemia, quello che stiamo vivendo da ormai un mese, potrà portare a profondi cambiamenti nella società anche a livello globale. Il mondo dovrà rallentare: non sappiamo quanto ma dovrà rallentare. Dovremo riflettere su come ricostruire il futuro, apprezzare probabilmente di più i luoghi vicini e ridurre la frenesia degli spostamenti, mitigando così anche il rischio “pandemia”. Dovremo di sicuro imparare una lezione da questa situazione e apportare le dovute correzioni sociali, economiche e anche sanitarie. Altrimenti temo che in futuro dovremo confrontarci sempre più spesso a delle crisi pandemiche, che potrebbero essere anche essere più letali di quelle che stiamo vivendo”.

Dovremo dunque programmare una “decrescita controllata”?

“Direi piuttosto che dovremo favorire maggiormente una crescita sostenibile”.

Lei diceva di essere realista. Sul presente. Ma sul futuro?

“Le dico una cosa: purtroppo dimentichiamo troppo facilmente gli errori, mentre dovremmo farne tesoro. In ogni caso quello che sta succedendo ci fa capire che il mondo e le cose cambiano, e non sempre come vorremmo. Dovremmo dunque sempre riflettere sul futuro anche quando tutto va oggettivamente bene”.

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