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Cronaca
23.09.2015 - 13:560
Aggiornamento: 21.01.2022 - 14:40

Strappo fra Ticino e Berna: Merlini lancia una proposta per ricucire i rapporti

Un delegato del Consiglio federale per una migliore coesione fra Ticino e Confederazione, questa la proposta della mozione Merlini

BERNA - Il Consiglio federale dovrà presentare adeguati provvedimenti per il miglioramento dei rapporti tra la Confederazione e il Cantone Ticino, valutando anche l'ipotesi di un apposito delegato del Consiglio federale. Questo è l’incarico previsto dalla mozione depositata oggi dal consigliere nazionale Govanni Merlini (PLR), sottoscritta da tutti i deputati ticinesi e finalizzata al rafforzamento della coesione nazionale. «La votazione popolare del 9 febbraio 2014 ha segnato una svolta nella politica migratoria svizzera. L'esito dello scrutinio nel Cantone Ticino ha reso ancora più evidente l'opposizione della maggioranza dei cittadini ticinesi alla strategia attuata negli ultimi 20 anni dalla Berna federale in materia di relazioni con l'UE, in particolare attraverso la via bilaterale», si legge in una nota del deputato ticinese. «Un simile plebiscito va interpretato come un segnale di insofferenza verso la politica federale ed accentua (purtroppo) la distanza tra Berna e Bellinzona, a detrimento della coesione nazionale. A torto o a ragione, la maggioranza dei ticinesi non si sente più compresa e anzi si sente abbandonata dalla Berna federale». In particolare – spiega ancora Merlini - «alla politica federale viene rimproverato di ignorare (o, peggio, di voler ignorare) le specificità della realtà ticinese che soffre soprattutto a causa della pressione della manodopera italiana sul mercato del lavoro. La libera circolazione delle persone, combinata con la grave crisi occupazionale della Lombardia, non ha solo comportato un consistente incremento dei frontalieri, bensì pure un aumento dei casi di dumping salariale nei settori non protetti da contratti collettivi di lavoro e una sostituzione di lavoratori nel settore terziario». Il fenomeno si inserisce «in un'economia già fragilizzata, con un tessuto industriale complessivamente di minor valore aggiunto rispetto al resto della Svizzera (pur con lodevoli eccezioni) e con un salario mediano inferiore alla media nazionale (-15%). Il dibattito sul crescente disagio sociale e politico tende inoltre a sottovalutare le responsabilità proprie dei ticinesi, preferendo colpevolizzare unilateralmente la politica federale». Per questo motivo, il consigliere nazionale Giovanni Merlini – e con lui tutta la deputazione ticinese, oltre alla capogruppo PLR Gabi Huber – incarica il Consiglio federale di presentare concreti provvedimenti per il rilancio della coesione nazionale e di esaminare anche l’ipotesi di un delegato del governo per i rapporti con il Ticino, in modo da ricucire uno strappo che è di natura culturale, ma potrebbe trasformarsi in una lacerazione politica irreversibile.
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