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Cronaca
29.02.2016 - 11:560
Aggiornamento: 21.01.2022 - 14:40

I «cocomeri», «il fidanzato» che «cuoce il pane» e i quattro jihadisti alla sbarra

Si apre oggi a Bellinzona il processo contro quattro uomini accusati di star preparando un attentato. Tutto ruota attorno al 29enne paraplegico Osamah

BELLINZONA - Bellinzona è blindata per il processo al Tribunale penale federale ai danni dei presunti jihadisti. Quattro gli imputati, accusati di aver voluto impiantare una cellula dell'ISIS in Svizzera e di aver cercato di pianificare un attentato. Il principale imputato è il 29enne Osamah. Ha aderito ad Al Qaida appena 18enne, quando ancora viveva in Iraq. In seguito è stato in Siria, poi è giunto in Svizzera, reso paraplegico da ferite di guerra. È stato curato al centro di Nottwil, ma ciò non gli ha impedito di mantenere i contatti con le cellule terroristiche. Sarebbe stato lui a far entrare in Svizzera il secondo imputato, Mohammed, 35 anni. Il nostro paese gli ha negato l'entrata, ma Osamah l'ha nascosto a casa sua. Il 35enne addirittura si sarebbe bruciato le dita per cancellare le impronte digitali che aveva dovuto lasciare in Italia. I due condividevano un appartamento a Damasco, ed anche il terzo accusato, Wesam, 31 anni, sarebbe stato per un periodo nella casa nel canton Sciaffusa del principale imputato. Tutto ruota, infatti, attorno a Osamah. Su Internet, non ha mai nascosto le sue simpatie, mostrando video di propaganda jihadista ed è sempre stato in contatto con Abu Bakr al-Baghdadi, il leader dell'ISIS, che chiama addirittura fratello. «Questa gente è da decapitare, non da convertire», avrebbe scritto, chiamando gli svizzeri «asini». L'atto terroristico che sta alla base delle accuse sarebbe stato preparato tramite un linguaggio cifrato. È il 20 febbraio del 2014 quando Osamah chiama il combattente Abu Hajer via Skype e gli parla di «cocomeri». Nel linguaggio dei terroristi, hanno sentenziato degli esperti chiamati a esaminare la conversazione, significa «esplosivi». Anche «cuocere il pane» vorrebbe dire «preparare gli esplosivi». Su quando e come sarebbe avvenuto questo presunto attentato, le pagine dell'accusa dicono poco. Di certo, si parla di un attentatore suicida, nella lingua cifrata «il fidanzato». Oltre ai tre, in detenzione preventiva a Thun, Burgdorf e Berna da un anno e mezzo, vi è un quarto imputato. Si tratta di un imam 35enne, Abdulrahman, domiciliato nel Canton Nidvaldo, che si sarebbe recato in Siria per ritarare degli apparecchi radio dell'ISIS. Gli avvocati negano, parlando di conversazioni che non hanno alcuna attinenza con attentati, solo sciocchezze, senza nessun riferimento a contatti con gruppi terroristici. Questo pomeriggio al Tribunale penale federale di Bellinzona si apre il processo, che durerà circa cinque giorni, in tedesco con traduzione in arabo. La lettura della sentenza è attesa per il 18 marzo.
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