CRONACA
«Si è perso il senso di timore della Foce. Per il Cantone non si può impedire la balneazione»
Roberto Mazza, Direttore del Dicastero Sport di Lugano, commenta la tragedia di domenica. «Non si possono mettere bagnini perché non è un lido, e il cartello penso serva a poco»
LUGANO - La morte per annegamento di un 21enne eritreo alla Foce del Cassarate ha sconvolto il Catone e fatto nascere una serie di domande: quella zona è pericolosa? Non si può far niente? Ne abbiamo parlato con Roberto Mazza, Direttore del Dicastero Sport di Lugano.«La Foce fa parte del demanio cantonale, ciò che è lago non è di nostra competenza», spiega subito.
Cosa ne pensa il Dicastero? Sicuramente vi sarete fatti delle domande essendo il quarto annegamento in quattro anni nello stesso luogo.
«Me le sono poste come cittadino, dato che come Dicastero non posso fare nulla. Sono preoccupato, e mi fa impressione il fatto che non si può impedire la balneazione perché è un luogo sicuro. Io sono cresciuto a Lugano e quando ero piccolo i miei mi dicevano di non andare a fare il bagno alla Foce, pericolosa per i mulinelli. Devi essere un bravo nuotatore e conoscere i pericoli, mi hanno detto che dopo pochi metri si scende vertiginosamente, e con la corrente se si va in panico è davvero pericoloso. Se devo nuotare, vado al Lido. Gli annegamenti sono tragedie immense che fanno riflettere. Va capito che cosa portano i cartelli di pericolo esposti, penso al ragazzo eritreo che di certo non parla italiano. Sono sconvolto, anche perché capita a chi non conosce la zona, che è molto bella e ricreativa per accedere al lago e si prende il sole e invoglia a entrare in acqua. Una volta c'era il sentimento del pericolo, il blocco psicologico».
Come mai non c'è più la paura?
«C'è molta più gente, famiglie con bambini. Non ci sono barriere, è più facile arrivare al lago, che è un grosso vantaggio ma poi possono succedere tragedie come quelle di domeniche. Luraschi della Polizia diceva che non è una zona pericolosa, a me sin da bambino hanno sempre detto il contrario... Oggi vedo i bambini piccoli che entrano».
Come Dicastero non potreste dare informazioni, magari nelle scuole o a rifugiati?
«Noi facciamo prevenzione nelle strutture pubbliche, ovvero lidi e piscine. Nel biglietto, si paga anche la sicurezza, c'è il bagnino che sorveglia. La Foce del lago, come per esempio anche la Maggia, non è gestita da strutture pubbliche. La prevenzione semmai la deve fare il Cantone, che ha messo il cartello. Io qualcosa in più farei, per far notare che è una zona che può essere pericolosa. Si potrebbe comunicare il pericolo in caso di giornate ventose eccetera».
La balneazione secondo lei si può impedire?
«Il Cantone dice di no. Il Municipio aveva scritto due anni fa a Bellinzona chiedendo se si può impedire e gli è stato risposto di no, che si può mettere un cartello di pericolo».
È possibile che in molti vadano alla Foce perché non devono pagare?
Una famiglia al giorno d'oggi fa i conti, e va lì perché è al lago e può portarsi il panino. Può essere un atout della zona, ma non solo della Foce. È aumentata la gente, una bella zona, e tutto aiuta. La vita costa, alla Foce non si paga il biglietto però non c'è la sicurezza come ai lidi, dato che non c'è l'obbligo di avere dei bagnini.
Sarebbe possibile mettere dei bagnini, appunto?
«No, e ripeto, non è un nostro territorio e non è un lido. Lì le zone sono delimitate, mentre alla Foce no».
Eventualmente, abbassereste i prezzi dei lidi per far sì che la gente non frequenti zone pericolose?
«Si potrebbero fare molte cose... I nostri prezzi sono standardizzati con quelli del Cantone, non penso che il problema sia li. Gli annegamenti c'erano anche dieci anni quando il lido costava meno. Ci sono sfortuna e tante coincidenze e non si può dire che la gente non va al lido perché va alla Foce».
Vuol lanciare un appello a chi va alla Foce?
«Direi di stare attenti, soprattutto alle famiglie. La zona è più accessibile ma i pericoli rimangono, dunque chiedo prudenza e cautela, i rischi sono nascosti però ci sono». Nell'immagine: i soccorsi, purtroppo vani, al 21enne eritreo
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