insiste sulla scuola di vita. «In molti che l'hanno fatto mi hanno detto che ha lasciato qualcosa. Interpreterei il loro non volerlo svolgere nel cercare di evitare di far fatica, si cerca la strada più facile. Tanti dicono che non serve perché sostengono che non entreremo mai in guerra. Poi c'è un cambio di mentalità, mio papà mi raccontava che si spingevano i figli a prendere i gradi perché i graduati erano avvantaggiati nel lavoro e nella vita privata, basti pensare alle banche o alcune aziende che avevano strutture militaristiche». Ci sono sempre più ragazze che volontariamente affrontano il servizio militare, come mai? «Forse è un voler dimostrare, sempre per il discorso della parità, che ciò che può fare l'uomo lo può fare anche la donna. Insegna tanto a livello di disciplina e conduzione, magari è anche un percorso interiore», pensa