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Cronaca
24.08.2016 - 12:000
Aggiornamento: 21.01.2022 - 14:40

Bosia, cronache da Como. «Non vi vergognate? Scavate la fosse alla Svizzera»

La deputata socialista racconta le storie dei migranti che ha assistito a Como, da chi ha perso il figlio in mare a chi è stato torturato. E si rivolge ai leghisti. «Questa gente ce la farà comunque e racconterà come è stata trattata»

COMO - È un racconto brutale quello che Lisa Bosia Mirra affida al portale GAS social. La deputata socialista ha vissuto lunghi giorni a fianco dei migranti alloggiati a Como. Non parla di cifre, ma di storie umane. C'è la donna che ha perso il figlio durante la traversata in mare, per esempio, che sopravvive grazie alla solidarietà di altri che si prendono cura di lei. «È giovane, il figlio doveva essere piccolo ma non ho osato chiederglielo. Sotto la pianta centrale c’è una ragazza che invece ha perso il fratello e che non smette di singhiozzare. È molto giovane e bella, è minuta e piange anche mentre dorme. È già stata rinviata sotto la pianta due volte. Le altre ragazze la curano, le stanno vicino, la imboccano perché è quasi incapace di provvedere a sé». Ci sono, racconta Bosia Mirra, coloro che sono stati torturati. «Hanno trascorso dieci mesi nello stesso inferno, dieci mesi attaccati alla parete come i cani. Sono in cinque. A uno hanno spaccato il piede, l’altro è stato torturato con frustate e bruciature, il terzo è arrivato con la mascella completamente fracassata e per tenerla insieme a Lampedusa gli hanno dovuto fare un impianto che gli sigilla completamente la bocca. Ieri erano 15 giorni che non mangiava, deve tenerlo per altri 15 giorni. È alto, molto magro, non voleva andare all’ospedale per paura di essere identificato. Al ragazzo di 15 anni hanno sparato con un colpo che è entrato dalla scapola destra ed è uscito dal costato. Non paghi, i carcerieri libici gli hanno aperto un braccio con un coltello, tanto che sta perdendo l’uso della mano». Di quest'ultimo non si hanno più notizie. Lisa Bosia Mirra chiede se c'è un dentista disposto a lavorare gratis per aiutare una donna, alla quale, «non avendo soldi per il riscatto e rifiutando lo stupro, hanno spaccato la faccia: entrambi gli zigomi e tutta l’arcata superiore dei denti». Poi si rivolge alla politica, ai leghisti in particolare. «Voglio chiedere a Lorenzo Quadri, Norman Gobbi e Boris Bignasca se non provano un po’ di vergogna. Se non si vergognano nell’etichettare queste persone come migranti economici, nel buttare fumo negli occhi a chi legge il Mattino della Domenica. Non provate vergogna nel basare la vostra propaganda e campagna d’odio sulla pelle di persone che sono passate attraverso la tortura e la morte? Ciascuna di quelle persone, ciascuno dei bambini che adesso respingete con trionfalismo ricorderà per tutta la vita il trattamento ricevuto dalla Svizzera. Ce la faranno comunque, alla fine. Anche se con difficoltà arriveranno dove devono andare e diventeranno scrittori, attori, registi, meccanici, infermieri e racconteranno ai loro figli e nipoti quello che hanno subito. Di quando gli svizzeri li fecero scendere dai treni, li spogliarono e li rimandarono in un parco». A suo avviso, «voi non state salvando la Svizzera, voi le state scavando la fossa».
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