«Voglio premettere che non è qualcosa che faccio usualmente, mi sono sentita di farlo perché uno dei due ragazzi è uno dei 700 migranti che erano saliti sull'ammiraglia della Marina Militare su cui ero io. Eravamo due medici e due infermieri e prima di arrivare al porto siamo stati quasi 24 ore con loro, e ho parlato a lungo con queste persone. E rivedere il ragazzo a Milano, dopo averlo fatto scendere ad Augusta il 21 di luglio, mi ha emozionato. Ne ho visti altri 11, è un piacere: avevo assistito al loro salvataggio, un momento molto emozionante per noi e per loro, è come ridare loro la vita, mettendoli al sicuro quando sono a rischio di morte. Ha provato col suo amico a prendere il treno per la Germania per qualche giorno, senza mai riuscirci. Assieme ad altre volontarie ho proposto loro di passare col battello, a Locarno li abbiamo messi col treno e alle 23.30 sono arrivati a Francoforte. È stato tutto molto semplice, non credevo che si scatenasse un putiferio del genere».