«Sono convinto sia necessario sganciarsi dalla logica che il rilascio del permesso di lavoro sia solamente legato al costo della prestazione burocratica. Nella legge federale si dice che si può far pagare solo il costo amministrativo di chi rilascia fisicamente il permesso. Invece il suo rilascio, in un'ottica cantonale, comporta un costo per la società diversa, in funzione della pressione esercitata sulle infrastrutture, dello smog generato dal traffico veicolare, dell'impatto sul mercato del lavoro, della disoccupazione e dell'effetto di sostituzione. Ebbene, tirate le somme di questi costi indotti, io non mi scandalizzerei se il Ticino chiedesse un importo medio per esempio di 50 franchi al mese per i permessi per frontalieri. E non mi scandalizzerei se si modulassero in funzione dei bisogni dell'economia. Ossia meno cari laddove non vi sono risorse indigene e più cari dove vi sono lavoratori ticinesi disponibili. Dal momento in cui gli importi massimi vengono a decadere, è il Cantone a stabilire quanto far pagare un permesso G. A quel momento, ci vorrebbe una riflessione cantonale».