“In ogni caso è un bene. Sono quelle cose che tutti sanno che esistono e dicono di conoscere per sentito dire, ma è come se ne parlasse nel sottobosco. Secondo me è positivo per chiarire le idee alle persone, c’è chi confonde i transessuali con le drag queen, immaginandosi persone appariscenti e estroverse che si distinguono dalla massa. Io, invece, non lo sono, e spesso se uno non conosce la mia storia non se ne accorge. I pregiudizi? A me non è mai successo niente di male, non ho mai avuto episodi di cattivo gusto. Di certo si vede la transessualità come una perversione, ma non lo è. Fa paura, può essere, come ogni cosa che non si conosce. Non voglio sia associato a una malattia. L’altra sera durante Bazzi tuoi la sessuologa ha detto che lo è, vorrei specificare nel Manuale Diagnostico dei Disturbi mentale è una disforia di genere, non più un disturbo della sessualità. Non è una malattia, bensì una sofferenza, una condizione che porta a soffrire, soprattutto socialmente che fisicamente”.