CRONACA
25 anni fa... L'UDC canta l'inno, Regazzi si arrabbia, il Numes chiede di aderire all'UE
Il 6 dicembre 1992 la Svizzera decideva di non aderire al SEE. "Una domenica nera", per la sinistra, per Chiesa "la miglior domenica che la Svizzera potesse augurarsi". Tra striscioni e canti, richiesta di dire basta al bilaterale fai da te, ognuno ricorda la data a modo suo
BERNA – 25 anni fa, la Svizzera prendeva una decisione fondamentale per il suo futuro, dicendo no all’adesione allo Spazio economico europeo (SEE).

Una ricorrenza che non poteva passare inosservata, a destra e a sinistra. L’UDC, ovviamente contrario, e che vuole ribadire ancora ora il ringraziamento a chi ha votato no e la necessità, a suo dire, di respingere un accordo quadro in cui le decisioni diventerebbero dell’UE e non più svizzere, ha inscenato una commemorazione a Palazzo Federale.

I deputati hanno infatti intonato l’inno sivzzero ed hanno appeso alcuni striscioni di ringraziamento. La sezione ticinese ha pubblicato sul suo profilo Facebook un video dove Marco Chiesa ricorda la storica data.

Una manifestazione che non è piaciuta a tutti. In particolare, Fabio Regazzi, pipidino, ha tuonato attraverso i social, chiedendo che certe cose avvengano sulle piazze e non in Parlamento. “Lo show improvvisato questa mattina dal Gruppo UDC nell'aula del Consiglio nazionale è stato inadeguato, oltre che contrario alle leggi sul Parlamento. Se questa prassi dovesse essere adottata anche in futuro, possiamo ben immaginare cosa succederebbe. La culla della democrazia, il nostro Parlamento non deve trasformarsi in una sorta di teatro per mettere in scena piazzate dal gusto discutibile e dalla chiara valenza propagandistica, come capita spesso di vedere in Paesi nemmeno troppo lontani”.

Per contro a sinistra il Nuovo movimento europeo svizzero (Numes) addirittura chiede l’adesione all’UE, ricordando il 6 dicembre 1992 come una domenica nera. “Pesante, complessa, incerta e statica, la via bilaterale non permette più alla Svizzera di concludere nuovi accordi di cui essa avrà grande bisogno (per quel che riguarda l’elettricità e i servizi finanziari, ad esempio). Numes auspica anche l’avvio di nuove discussioni a proposito di un’associazione della Svizzera all’UE. La questione della partecipazione della Confederazione all’elaborazione del diritto europeo non può essere posposta in eterno. Non dimentichiamoci che essa è un membro passivo dell’UE, senza nessun diritto di codecisione, nonostante sia fortemente integrata in quest’ultima attraverso più di cento accordi bilaterali”, si legge nella nota.

Per difendere meglio i propri interessi, “Numes rimane quindi convinto che la Svizzera difenderà meglio i suoi interessi diventando membro a tutti gli effetti dell’UE. Basta col fai da te bilaterale”.

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