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27.03.2018 - 12:300
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:51

Ladri di... biciclette! La nuova modalità dei furti con scasso: soggiornano in case in Ticino per non passare giornalmente la frontiera. Dai falsi nipoti a conoscenti e vicini

La Polizia ha presentato il rapporto della Sezione Reati contro il patrimonio nel 2017, sottolineando alcune nuove tecniche dei malviventi, dal rip-deal che va per la maggiore allo skimming. È stato dato supporto all'Italia per ritrovare un dipinto rubato oltre 40 anni fa

BELLINZONA - Furti in picchiata anche nel 2017 in Ticino. Infatti i furti (esclusi quelli di veicoli) sono diminuiti per il quinto anno consecutivo (3'626, -17%). La riduzione è stata ancora più importante sul fronte dei furti con scasso (-29%) che, con poche eccezioni, ha interessato l’intero territorio cantonale (mentre nel Mendrisiotto sono aumentati in modo esponenziale, dell'87%).

Nello specifico fronte dei furti con scasso nelle abitazioni la diminuzione è stata del 36%, poiché sono passati dai 941 del 2016 ai 598 del 2017 (dal 2013 al 2017 la diminuzione è del 68%). Per quanto riguarda la totalità dei furti nelle abitazioni (compresi quelli senza scasso) la diminuzione è stata del 32%, dai 1’355 del 2016 ai 926 del 2017. Il 35% dei furti con scasso nelle abitazioni sono tuttavia solo tentati; la percentuale si attestava al 25% nel 2016.

L’attività della Sezione Reati contro il patrimonio (RCP) della Polizia cantonale si è concentrata nel contrastare autori di furti con scasso in abitazioni provenienti dall’estero, in particolare bande di nomadi, strutturate in clan famigliari, giunte da Italia e Francia. Le inchieste hanno permesso l’arresto/identificazione di oltre 35 autori, i quali hanno commesso più di 100 furti con refurtiva e danneggiamenti per oltre 540'000 franchi.

Si evidenzia un mutamento di strategia: dall’agire come pendolari giornalieri del furto, gli autori sono passati a una presenza più marcata sul territorio. Si è infatti stabilito che i malviventi soggiornavano in case di vacanza o da residenti per diversi giorni consecutivi, alfine di commettere furti in serie. In questo modo evitavano il passaggio quotidiano del confine, riducendo gli spostamenti al minimo, così come il rischio di controlli.

Un’importante inchiesta ha visto quale protagonista una banda specializzata in furti presso delle ditte in Svizzera. Banda composta da cittadini moldavi, cinque dei quali arrestati in Ticino e un ulteriore dozzina identificati e in parte arrestati in altri cantoni. L’attività d’indagine a livello svizzero ha permesso la loro cattura in Italia con successiva estradizione in Svizzera. Presso le aziende arrivavano a bordo di veicoli rubati, che poi abbandonavano di volta in volta. Solo in Ticino la banda ha commesso 28 furti con scasso, colpendo prevalentemente nel Mendrisiotto e nel Luganese, con refurtiva e danneggiamenti per oltre 400'000 franchi.

Un fenomeno che si è accentuato nel 2017 è stato quello dei furti di biciclette in negozi, luoghi pubblici e stabili privati. Numericamente non sono aumentati di molto, ma è mutata la tipologia di biciclette sottratte: in passato si trattava soprattutto di furti d’uso mentre ora, visto l’elevato valore delle biciclette sportive ed elettriche, si è di fronte a un vero e proprio fenomeno finalizzato alla rivendita. Sono stati effettuati diversi arresti, in particolare di cittadini italiani, che agivano come pendolari del furto entrando in Ticino con il preciso scopo di rubare biciclette di elevato valore, per poi rivenderle su internet o in Italia presso negozi specializzati. L’inchiesta più importante ha riguardato il furto con scasso commesso in un negozio di biciclette del Sopraceneri. Furto avvenuto a fine maggio 2017 da parte di quattro cittadini lituani, che hanno sottratto biciclette per circa 100'000 franchi. L’indagine ha permesso di identificare il veicolo che trasportava la merce rubata e con l’aiuto della polizia tedesca di procedere al suo fermo e all'arresto del conducente, ossia uno degli autori del furto. Successivamente quest’ultimo è stato estradato in Svizzera e perseguito penalmente. Sono stati pure identificati gli altri correi, su di loro pendono dei mandati di arresto.

Lo scorso anno in Svizzera si è assistito ad una serie di furti con scasso in furgoni postali con refurtiva pacchi contenenti gioielli destinati a oreficerie e orologerie per oltre un milione di franchi. Un furto di questo genere è avvenuto anche in Ticino, in dicembre a Lugano. Grazie ad un complesso lavoro di indagine si è potuto risalire all’autore e procedere al suo arresto prima della fine dell’anno. Anche nel 2017 non sono mancate inchieste relative ai borseggiatori, in gran parte provenienti dalla Bulgaria, che hanno dimostrato elevate professionalizzazione e mobilità, riuscendo a colpire a più riprese nello stesso giorno e in diversi Cantoni. Sono state identificate ed arrestate diverse coppie di cittadine bulgare che in poco tempo hanno agito in Ticino.

In ambito di opere d'arte si contano 5 inchieste. Fra queste spicca in particolare una domanda di assistenza internazionale proveniente dall'Italia e relativa alla messa all'asta in Austria di una scultura, oggetto di furto in passato, simile ad una ricercata in Ticino. È stato inoltre dato supporto alle autorità italiane per l'assunzione di informazioni in relazione al furto di un importante dipinto avvenuto in Italia oltre 40 anni fa. Sono invece stati una quindicina i furti in cui, fra la refurtiva, sono state annunciate anche delle opere d'arte.

Al capitolo falsi nipoti, l’ottimo lavoro di prevenzione svolto negli ultimi anni aveva permesso di ridurre drasticamente il fenomeno. Purtroppo, dopo il periodo di tranquillità, è ricomparso in Ticino, soprattutto nella seconda metà del 2017. Le truffe riuscite hanno raggiunto quota 7, per un importo complessivo di 230'000 franchi. L’attività di prevenzione svolta ha permesso che oltre 100 casi non andassero a buon fine. Si segnala la modifica del primo approccio telefonico: se infatti una volta il criminale si presentava come "nipote" ora si presenta sotto varie vesti. Si va dall'amico di vecchia data, al vicino in difficoltà, al conoscente o a qualsiasi altro nome che viene fornito dalla vittima nelle prime fasi della telefonata in risposta a domande trabocchetto poste dai malfattori. Le indagini hanno portato all’arresto di due autori, cittadini polacchi, che sono stati condannati rispettivamente a 21 e 18 mesi di carcere (sospesi) quali responsabili di un caso di truffa (consumato) e di alcuni tentativi.

Per quanto riguarda i rip-deal, commessi nella quasi totalità dei casi da nomadi, il Ticino è terra particolarmente fertile poiché molte vittime confederate non si fidano a recarsi all'estero e al contempo per gli autori è comodo effettuare la truffa a poca distanza dalla frontiera. Nel corso del 2017 sono state aperte 9 inchieste per una refurtiva di 540'000 franchi e si è proceduto all’arresto di 7 autori sia in Svizzera sia all’estero. Si evidenzia che l’attività investigativa svolta ha sventato due tentativi in Ticino per circa 200'000 franchi, permettendo di chiarirne oltre 20 in tutta la Svizzera.

Lo scorso anno è stata segnalata una nuova modalità di skimming, che vede gli autori inserire un lettore di dati all'interno della fessura d'immissione delle carte nei bancomat che, senza ostacolare il normale funzionamento dell’apparecchio, legge i dati contenuti sulla banda magnetica delle carte dei clienti. In quest’ambito un’inchiesta ha permesso di identificare quali autori due cittadini bulgari. Due connazionali sono invece stati arrestati in maggio per uno skimming presso una banca del Vedeggio. Il loro arresto ha permesso di recuperare del materiale per la trasmissione a distanza dei dati sottratti, nonché di accertare la loro appartenenza a una grossa organizzazione dedita a questo genere di reato. 
 
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