Giorgio Giudici, il fiscalista Giovanni Gianola, l’arabo misterioso e i precetti esecutivi milionari. Sono gli ingredienti del caso Vrway
LUGANO - Giorgio Giudici, il fiscalista Giovanni Gianola, l’arabo misterioso e i precetti esecutivi milionari. Sono gli ingredienti del caso Vrway communication, società lussemburghese con succursale a Lugano, che anni fa varò un progetto tecnologico innovativo (realizzare servizi fotografici a 360 gradi, sul modello in seguito adottato da Google Map e Street View), con tanto di quotazione in borsa, da New York a Milano. Un progetto sfociato negli ultimi mesi nel fallimento della società luganese.
E dietro questa vicenda, svelata dal portale Tio.ch, ci sono due precetti da 9 milioni e 124mila franchi che pendono da oltre due anni sul capo dell'ex sindaco di Lugano, Giorgio Giudici, appunto.
I precetti sono stati spiccati dalla VRWay International (e dalla Fardafin Holding, le cui pretese sono però di soli 347mila franchi), due società riconducibili appunto al fiscalista luganese Giovanni Gianola.
Giudici contesta tutto: “È una richiesta fantasiosa, assurda perché quei precetti non hanno alcun fondamento logico – ha dichiarato a Tio -. Ho perso almeno 4 milioni, soldi miei, per tenere in piedi uno scheletro. E un giorno li rivorrò”. E ha incaricato il suo avvocato di chiedere l’annullamento dei due precetti.
Sia come sia, la VRWay International dal febbraio 2012 all’ottobre 2014 era presieduta da Giudici. Ma i rapporti tra Giudici e la società risalgono a diversi anni prima (gli anni in cui Lugano puntava sui gemellaggi con città cinesi, e la Cina era un mercato interessante per la VRWay…
In ogni caso, lui e Gianola sono soci fino al 13 ottobre 2014, quando l’ormai ex sindaco diede le dimissioni dalla presidenza per motivi di salute. È il momento della rottura, cui seguirono nei due anni successivi le richieste di denaro e i precetti da parte di VRWay International.
Le ragioni delle pretese non sono chiare. Ma sarebbero riconducibili a un danno per l’intermediazione di una cessione di azioni ad un gruppo arabo che Giudici non avrebbe condotto correttamente. Ma l'ex sindaco, rispondendo a Tio, contesta: “Pretesa delirante. Piuttosto Gianola, mi ha scritto un'email che dalla Cina sarebbero arrivati 52 milioni di euro di ordinazioni. Mai visto niente. Il dramma è che ho cercato di aiutare una persona che pensavo fosse amica”.
Il crollo della società fu evitato a un certo punto da una cordata di imprenditori che faceva capo a un misterioso uomo d’affari arabo pronto a tirare fuori decine di milioni da investire. Un personaggio poi scomparso. Si dice che sia morto… Sta di fatto che il precetto milionario spiccato nei confronti di Giudici è legato a lui.