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Cronaca
11.09.2018 - 19:050

A due passi dall'inferno. "Dalle Torri cadevano delle cose: capii che erano persone"

Un italiano con l'ufficio vicino alle Torri Gemelle racconta: "avevano questi squarci col fumo che uscivano, sembravano corpi feriti. E quando cadde la prima, pensai a un bombardamento"

NEW YORK – Una giornata iniziata come le altre, poi, prima di arrivare in ufficio, il crollo delle Torri Gemelle, le terribili immagini, la paura. Giorgio Caserio è italiano, all’epoca lavorava a New York, e a 17 anni di distanza l’11 settembre è ancora vivo nella sua mente.

"Ero appena tornato a New York dall’Italia. Il mio ufficio era a due isolati circa dalle Torri Gemelle. Abitavo in cima a Manatthan, avevo preso come sempre la metropolitana, scendevo ogni mattina a Wll Street per andare al lavoro. Quando si è schiantato il primo aereo la metropolitana ha cominciato a rallentare, fermandosi sempre più tempo a ogni fermata, con gente che saliva piangendo".

Dapprima nessuno capiva. "La sorpresa è stata quando siamo arrivati a Wall Street. Non c’era nessuno, di solito c’è un fiume di persone, e questo mi ha messo un po’ di ansia e angoscia. Mi sono diretto verso l’ufficio, da lì si vedevano le Torri Gemelle e c’era un bel po’ di gente. Tutte e due avevano questi squarci e il fumo che usciva, sembravano dei corpi con delle ferite".

Il primo pensiero è stato, racconta, che fosse un film. "Poi ho capito che non era così, e ho iniziato a chiedere in giro. C’era chi ipotizzava un incidente: pareva strano. Si pensava a due normali incendi. Nel frattempo la Polizia faceva evacuare tutti i palazzi attorno e ho incontrato dei miei colleghi che mi hanno detto si erano schiantati due aerei".

Gli istanti dopo sono ben fissi nei suoi ricordi."Incuriosito, mi sono avvicinato, tutto era già transennato. Lì ho notato cose che cadevano : si capiva che erano persone, muovevano le gambe…". Gli cede la voce. "Non mi andava di rimanere a guardare quella cosa orribile. Mi sono allontanato per cercare un telefono e chiamare casa, perchè immaginavo che la notizia fosse ormai diffuso in tutto il mondo. Mentre me ne andavo, è crollata la prima torre, con un rumore terribile. Ho creduto che stessero bombardando, tutti hanno cominciato a urlare e correre. Il fumo in mezzo ai grattacieli ci ha fatto capire cosa è successo. A Brooklin le forze dell’ordine inviavano verso il Village: non so dire per quanto ho corso, un bel po’. Il resto del giorno rimasi a casa di una collega. Non funzionava Internet, ma il telefono sì, e fecero in modo che si potesse chiamare in tutto il mondo senza pagare. Ricordo che scoppiai a piangere parlando con la mia famiglia".

Per una decina di giorni non poté andare al lavoro, a parte una riunione dove si disse che a causa dei danni il sito non era online e che ci sarebbero stati, per forza di cose, dei tagli del personale. La società chiese dei volontari per vedere lo stato dello stabile, "dissi di sì e potei vedere un panorama lunare, tutto coperto dalla polvere. Senza le Torri era molto particolare". Lo colpirono i molti cartelli dove si cercavano i dispersi, oltre alla paura che si avvertiva a uscire la sera. "La gente era persa".

Una volta rientrati in ufficio, la Città decise di abbattere quel che restava delle Torri per evitare crolli. "Ma non lo sapevamo, e al rumore avemmo paura. Per settimane non eravamo tranquilli".

Lui rientrò in Italia a dicembre, ancora scosso perchè spesso si recava nei locali attorno alle Torri Gemelle. "Fortuna ha voluto che per me sia andato tutto bene". Ma i ricordi, quelli restano. 

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