CRONACA
Il ristoratore Antonio Mazzoleni attacca la RSI: "Trattati come scolaretti sotto esame"
Il proprietario del Grotto dell'Ortiga di Manno: "È questo il modo di sostenere l'economia locale da parte della televisione di Stato?"

COMANO - Antonio Mazzoleni, proprietario del Grotto dell’Ortiga di Manno, è uno dei ristoratori che Patti Chiari ha sottoposto al giudizio di Valerio Visintin, il critico gastronomico mascherato del Corriere della Sera. Il servizio, andato in onda lo scorso 14 settembre, ha creato parecchio malumore nel mondo della ristorazione ticinese. Già prima della messa in onda, il Consigliere Nazionale Lorenzo Quadri aveva cannoneggiato contro l’idea della RSI di ingaggiare Visintin per fargli giudicare i ristoranti del nostro Cantone (leggi articolo correlato). 

Va detto che sul sito del programma, dove è possibile rivedere la puntata, sono presenti alcune delle prese di posizione dei ristoratori stroncati dal critico mascherato. Ma Mazzoleni, ieri, ha scritto una lettera aperta a Patti Chiari pubblicata sul Corriere del Ticino. 

Il proprietario del Grotto dell’Ortigia ha innanzitutto spiegato i motivi che lo hanno indotto a non partecipare alla trasmissione in studio: “Malgrado la forte tentazione, dalla vostra mail inviata singolarmente ai ristoratori dopo la visita nei rispettivi locali, non trapelava nessun rispetto per le persone che stanno dietro al lavoro che vi dà da mangiare (nel vero senso del termine). Vi siete limitati a citare freddamente il punteggio assegnato a ognuno di noi come fossimo degli scolaretti sotto esame. Atteggiamento di non rispetto che ha permeato tutta la trasmissione, votata esclusivamente all'indice di ascolto”. 

“Il punteggio - scrive ancora Mazzoleni nella sua lettera aperta a Patti Chiari - in un primo tempo era destinato a comparire in trasmissione (sempre vostra mail) ma le proteste suscitate dagli interessati vi hanno poi fatto fare retromarcia. Cosa avete ottenuto con la vostra trasmissione, definita un’istantanea dallo stesso conduttore, se non quello di creare un senso di sfiducia nella già martoriata ristorazione ticinese? È questo il modo di sostenere l'economia locale da parte della televisione di Stato, con l’alibi di calare lezioni di gastronomia attraverso pubbliche critiche ai locali che da anni si danno la pena di mantenere alta la qualità dei loro prodotti e per indotto del cantone intero? Perché non indagare e denunciare piuttosto gli abusi nei prezzi, i supplementi ingiustificati, quei fattori cioè che realmente diffondono l’immagine di un Ticino esoso con un mediocre rapporto qualità-prezzo (oltre 60% nei sondaggi)? Elementi concreti su cui riflettere, ci vogliono, non considerazioni soggettive di un singolo individuo”.

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