Un paziente della clinica sociopsichiatrica di Mendrisio parla del traffico di stupefacenti. "Bisogna bussare alle porte giuste, anche a Chiasso". La Polizia: "Noi facciamo ronde e interveniamo su segnalazioni"
MENDRISIO – Ci si va, spesso con grandi timori, per farsi curare, si rischia di trovarsi in un ormai consolidato centro di vendita di droghe, se così si può chiamare. Torna al centro dell’attenzione la Clinica Sociopsichiatrica di Mendrisio, cui ha dedicato un servizio il Caffè.
Parte da cinque pazienti che arrotolano e fumano spinelli ai bagni, di fianco al bar. Uno di loro spiega che per avere l’erba si possono pagare 50 franchi a una persona che lavora in clinica: il settimanale si chiede se è possibile.
L’uomo conferma che la Polizia non c’è mai, passa ogni tanto e basta, mentre il comandante della Comunale di Mendrisio, Patrick Roth, afferma diversamente: "Con le pattuglie controlliamo il parco a scopo preventivo essendo la clinica su suolo comunale e quindi considerata alla stregua del resto del territorio. Nei casi di segnalazioni esterne o provenienti dal personale della clinica oppure anche interne, quindi di indagine, facciamo anche azioni puramente repressive in collaborazione con la polizia cantonale".
Una volta, si dice nell’articolo, c’erano i securitas privati.
Anche una ragazza del Liceo dice che tutti sanno che si va lì a comprare marjuana.
Infine, il paziente parla senza giri di parole di dove ci si procura “la roba” nel Mendrisiotto. Servono contatti esterni, porte giuste a cui bussare, chiarisce. "Per la cocaina bisogna andare al parco Ciani di Lugano dai tossici, stando attenti a non farsi fregare. Altrimenti in via Odelscalchi a Chiasso. Lì si fanno tutti ma bisogna conoscere la porta giusta a cui bussare, se no non aprono".
Insomma, una sorta di radiografia del mercato degli stupefacenti nel Mendrisiotto. Di cui tutti, ormai, sanno, ma su cui si fatica a agire.