CRONACA
Una frontaliera: "Noi, venduti al miglior offerente in nome dell'economia. E la nostra salute?"
Scrive una donna: "Restate a casa, ma l'appello non vale per noi. Ogni giorno spero chiusano definitivamente le dogane. Nessuno considera la possibilità di un contagio di ritorno?"

VARESE - Il portale Varesenews riporta una preoccupata missiva da parta di una lavoratrice frontaliera, che riportiamo integralmente:

"Sono molto perplessa sul comportamento del governo e della regione riguardo ai frontalieri.

Spero che nella richiesta di fermare tutto da parte della regione Lombardia sia compresa anche la categoria dei lavoratori transfrontalieri, al momento non siamo considerati, anzi siamo stati venduti in nome dell’economia al miglior offerente.

Le frontiere chiuse, si ma per noi no. L’appello a rimanere a casa, vale per tutti, ma per noi no.

Ogni giorno mi sveglio e spero che chiudano definitivamente le dogane, non mi aspetto questa direttiva dalla Svizzera, al momento in Ticino i contagi sono crescenti, i posti per le terapie intensive limitati. Non hanno chiuso le scuole, se non quelle non obbligatorie.

Al lavoro proveniamo da varie provincie (Varese, Como, Sondrio). Ma nessuno considera la possibilità di un contagio di ritorno? Se un frontaliere si dovesse ammalare contagerebbe quante province?

Ma se un frontaliere dovesse stare male in territorio elvetico, quale sanità se ne occuperebbe? 

Per favore vorrei chiarezza, visto che il sistema sanitario lombardo è al collasso.

Nessuno considera la nostra salute? Chi ci tutela? Però quando si parla di ristorni diventiamo magicamente importantissimi, una risorsa inestimabile.

Le aziende svizzere si sono già armate di un programma di emergenza che prevede che alcuni volontari risiedano in Ticino per assicurare la produzione aziendale nel caso in cui chiudessero le dogane.

Come tutti, né io né i frontalieri siamo immuni al corona virus.

Per favore fate quello che potete per aiutarci".

 

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