Emiliano Delmenico del Centro Funerario di Lugano: "È già difficile affrontare una morte, quando da noi i parenti si sentono dire solo dei no lo è ancor di più. E anche per noi addetti è cambiato tutto: ecco cosa succede con un morto per il virus"
LUGANO – Il Coronavirus sta stravolgendo anche il modo di vivere il lutto. Chi perde un parente per il virus non lo può più vedere, non può allestire una camera mortuaria, non può avere il conforto di familiari e amici al funerale. E quest’ultima regola vale anche per chi muore per altri motivi. Solo cinque persone possono accompagnare il feretro in quella che è una cerimonia sui generis, dato che le Chiese e le sale dei crematori sono chiuse.
Per cercare di portare un po’ di conforto, su iniziativa di Emiliano Delmenico, il Centro Funerario di Lugano ha messo a disposizione un servizio di streaming che permette di vedere in diretta, o in differita, la cerimonia.
“L’idea era nata a livello primordiale diversi anni fa, ma non l’avevo mai applicata perché ho sempre creduto che le persone, da noi, non ne avevano una necessità. Guardavo però gli USA, dove questo sistema è abbastanza usato per motivi geografici, pensando che presto o tardi ne avremmo fatto uso”, ci spiega Delmenico.
Ed ora ha scelto di applicare la diretta “perché possa essere nell’emergenza un aiuto, anche piccolo, alle famiglie in lutto che si ritrovano a commemorare un caro con cinque persone al seguito. Già vivere il lutto è duro e difficile, ora se mi passa l’espressione lo è ancora di più, perchè il bisogno sociale di esser assieme, dell’abbraccio, dell’avere amici e parenti al proprio fianco viene a mancare. L’ausilio tecnologico non sopperisce alla vicinanza fisica, non può farlo, ma per lo meno mette a disposizione uno strumento per le famiglie: chi ci tiene a esserci, anche se solo attraverso uno schermo, ne ha la possibilità”.
Ha notato che spesso le cerimonie vengono viste in differite, magari da anziani a cui le mostrano i figli che hanno partecipato. “Proponiamo questa possibilità da lunedì scorso, quindi da una decina di giorni, abbiamo svolto cinque funerari con questo supporto, che ci viene garantito da un ragazzo appena uscito dal CISA”.
Il lavoro anche di Delmenico e di chi si occupa di funerali è cambiato. “Per rima cosa è mutata la nostra pratica lavorativa. Non è evidente, entriamo in ambienti dove a volte c’è il virus, siamo a contatto, non in prima linea ma quasi. Probabilmente per mettere in sicurezza noi ci viene detto di agire con sicurezza. Entriamo con tuta, occhiali, mascherina, copri calze, come gli infermieri”, ci racconta.
E poi c’è la parte emotiva. “Vivere il lutto dal punto di vista emotivo non è mai facile, poi quando la famiglia ci sente elencare le restrizioni e le limitazioni, non è evidente. Dovremmo essere di supporto alle famiglie, far vivere nel miglior modo possibile, se così si può dire, e invece dobbiamo dire ‘non potete allestire una camera mortuaria’, ‘non potete svolgere un funerale in una chiesa’, ‘non potete essere più di cinque’, insomma sempre no. Per fortuna le persone reagiscono bene, sanno che è un periodo storico eccezionale. I familiari hanno un’idea delle regole quando arrivano da noi, però dicono che vorrebbero fare quel che sentono o che il defunto aveva detto e si devono sentir dire che non possono. Lo streaming nasce per quello, per cercare di dare qualcosa in più”.
Non è nemmeno possibile, aggiunge, negli annunci mortuari scrivere quando avverrà il funerale. Il lutto si vive quasi in sordina, per un dolore sconosciuto, nuovo, che si aggiunge a quello della perdita: non poter salutare in vita il proprio caro e non poterlo fare nemmeno nella bara, dato che essa deve essere per forza chiusa, se la morte è causata dal Coronavirus. In altri casi, appunto, la limitazione rimane in vigore per il numero di persone presenti. Ovviamente, niente abbracci perché si deve tenere la distanza sociale.