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Cronaca
01.01.2021 - 12:470

"Da oggi ripartiamo a scrivere una nuova pagina della nostra storia"

Il presidente della Confederazione Guy Parmelin: "Credo in una Svizzera che progredisce perché uniti siamo più forti"

*Allocuzione di Capodanno del presidente della Confederazione Guy Parmelin

Care concittadine e cari concittadini, in Svizzera e all’estero,

il nostro Paese, come molti altri, ha vissuto un anno buio. La crisi sanitaria ci ha inferto un duro colpo. Molte famiglie hanno perso loro cari e non hanno potuto congedarsi da questi affetti come avrebbero voluto. Per loro il 2020 resterà legato al ricordo di questa dolorosa perdita. La pandemia ha stravolto le nostre vite causando disoccupazione, distruggendo aziende radicate da tempo nel territorio e mettendo a dura prova i nostri sistemi formativi e sanitari.

Mai in passato ci eravamo trovati confrontati a una situazione del genere: le nostre attività ferme, la popolazione in isolamento, la stretta di mano − parte del nostro vivere sociale − bandita. Questa situazione è tanto più crudele se si pensa che l’essere umano, come sosteneva Aristotele, «tende per natura ad aggregarsi con altri individui».

All’alba di questo 2021 il realismo mi impedisce di formulare auguri troppo entusiastici. Mi costringe piuttosto a constatare che le incognite sono molte e che la situazione resta precaria. Nonostante questo ci tengo a trasmettervi di tutto cuore un mio caloroso messaggio di solidarietà. Penso soprattutto a chi soffre a causa della solitudine, di una malattia, della perdita di una persona cara o dei rigori dell’età. Gli effetti della pandemia hanno ulteriormente accentuato le difficoltà personali di molti di noi. Ci tengo ad assicurarvi ancora una volta il sostegno del Consiglio federale e il suo costante impegno nella ricerca di soluzioni che permettano al nostro Paese di ripartire su solide basi.

Ma vorrei trasmettervi anche il mio ottimismo. E non si tratta di un ottimismo di facciata, bensì di un ottimismo convinto, mosso dalla consapevolezza che il nostro Paese può contare su numerose risorse. Vanta ad esempio una trentina di premi Nobel, ha immesso sui mercati invenzioni di cui oggi il mondo non potrebbe più fare a meno e lo «Swiss made» è ovunque sinonimo di qualità e affidabilità.

La Svizzera progredisce e lo farà anche domani se crediamo, come il sottoscritto, nelle virtù dell’istruzione e della formazione. Vettori di sapere e conoscenza, l’istruzione e la formazione sono alla base dell’innovazione, del progresso e della nostra invidiabile posizione in questi settori tra le economie più avanzate del mondo.

In quanto linguaggio universale, l’istruzione e la formazione portano in dote anche cultura e apertura e divengono strumenti al servizio del dialogo e dell’ascolto. In un’epoca incline a rapporti di forza sempre più conflittuali, garantiscono l’accesso al compromesso appianando la strada alla risoluzione pacifica dei conflitti. In sostanza, l’istruzione e la formazione sono le chiavi della nostra indispensabile coesione.

Unita, la Svizzera è più forte. Anche per difendere i propri interessi, con coraggio e con vigore, se necessario. Perché, così facendo, difende gli interessi di ognuno di noi: le nostre libertà, la nostra indipendenza, la pace e l’armonia in cui viviamo da così tanto tempo.

Questo 1° gennaio si scrive una nuova pagina della nostra storia, dalla quale vorremmo allontanare i recenti tormenti: la rassegnazione forzata, l’intorpidimento generale, una vaga sensazione di cedimento che porta fatalmente a ripiegarsi su sé stessi.

Ebbene, per una società moderna chiamata ad assumere collettivamente il proprio destino non vi è niente di peggio della rinuncia. È quindi adesso che siamo chiamati a reagire più che mai, è adesso che dobbiamo restare uniti, è adesso che dobbiamo, nonostante la dovuta prudenza nei nostri contatti sociali, dar prova di quella coesione essenziale per raggiungere il nostro successo comune.

È per me importante che le varie anime del nostro Paese − la Svizzera delle città e quella delle campagne, la Svizzera dell’esperienza del passato e quella della promessa del futuro, la Svizzera del settore tecnologico e quella rurale, la Svizzera agiata e quella meno fortunata − continuino a formare un’unica e sola Svizzera!

Mosso da questa speranza, auguro a tutte e tutti voi:

Es guets Nöis, Bonne année, Bun onn, Buon anno.

*Testo integrale

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