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08.05.2022 - 18:220

Si chiude il ciclo Boas Erez alla guida dell'USI. "Ottimi risultati grazie al rettore"

Celebrato ieri il XXVI Dies academicus dell'USI. Commenti e opinioni dei vertici dell'università

LUGANO - Si è svolto ieri mattina presso l’Aula magna del Campus Ovest Lugano il 26esimo Dies academicus dell’Università della Svizzera italiana (USI). Alla vigilia di un importante cambiamento, l’USI conclude con gratitudine il capitolo sotto la guida del prof. Boas Erez e ne apre uno nuovo nella consapevolezza dell’importanza di svolgere appieno il ruolo cui è chiamata un’università: quello di una voce che, coltivando il sentire e l’estetica insieme alla logica e alla ragione, offre energia e speranza e, tramite la conoscenza, traccia una via per il futuro.

Nel suo saluto di benvenuto, la Presidente del Consiglio dell’Università Monica Duca Widmer ha messo in rilievo la progressione in ambito accademico dell’USI sotto la guida del Prof. Erez. Dal 2016, l’USI è infatti cresciuta da diversi punti di vista: numero di studenti (da 2'862 a 3’922), personale accademico (da 917 a 1’108), numero di istituti (da 19 a 24) e fondi di ricerca competitiva (da 21,9 a 29,4 milioni di CHF). “Boas Erez, con la sua squadra, ha portato l’USI a ottenere ottimi risultati in campo accademico e di questo l’Università della Svizzera italiana è grata” – ha continuato la Presidente – “Restano le divergenze di vedute con il Consiglio dell’USI sulla gestione amministrativa dell’Università, che hanno portato alla decisione consensuale di terminare con anticipo il suo mandato quale Rettore, all’apice dei risultati dell’ateneo in ambito accademico”.

È spettato poi al Rettore dell’USI Boas Erez, al suo ultimo appuntamento in questa funzione, ricordare che l’USI sta rispondendo compiutamente alla propria missione di formazione, ricerca e contributo alla crescita sociale, economica e culturale del territorio. L’USI è ben presente nei principali ranking internazionali ed è ormai inserita a pieno titolo nel sistema accademico svizzero: ne è riprova, ha indicato il Rettore, il recente rinnovo dell’accreditamento da parte del Consiglio svizzero di accreditamento. Al di là dei numeri e delle attestazioni, ripercorrendo le tappe principali che hanno caratterizzato il suo mandato e riallacciandosi ai precedenti Dies, Boas Erez ha tenuto però a sottolineare soprattutto “quello che più importa”, quello che informa e dà significato a quei numeri e a quelle attestazioni: l’importanza delle voci dei membri dell’Università e della voce dell’Università come attore vivo e presente nella comunità; la vocazione dell’USI quale via per il futuro, quello dei suoi studenti e ricercatori, della regione in cui opera, dei propri collaboratori; l’Università come speranza, con i suoi studenti e le loro idee, con le sue iniziative sul territorio, con i suoi progetti capaci di offrire un’alternativa alla sfiducia e contribuire a proporre una società più inclusiva e plurale; l’Università come energia per affrontare sfide quali sostenibilità e digitalizzazione consapevole; l’Università come una realtà presente nella Svizzera italiana, da Airolo a Mendrisio, e insieme a cui la Svizzera italiana – e non solo – potrà continuare a “fare conoscenza”, soprattutto ora che, ha ricordato il Rettore con un riferimento alla tecnica giapponese del kintsugi, il rapporto tra scienza e società chiede forse di essere “ricucito” operando in maniera collettiva e aperta.

Il Rettore ha sottolineato in quest’ottica che l’USI svolge pienamente il suo ruolo di Università e che, malgrado tutte le difficoltà che questo può comportare, lo fa in modo responsabile allo scopo di sanare eventuali spaccature meritandosi la fiducia dei suoi diversi interlocutori.

A seguire, Serena Tinari, giornalista investigativa e Co-Presidente di Re-Check, nella sua prolusione “Giornalismo, accademia e società. In modalità di crisi” ha illustrato l’importanza del fact-checking e di mantenere lo spirito critico per affrontare argomenti complessi, ad esempio nella copertura giornalistica degli affari sanitari e di quelli di geopolitica.

Al termine della cerimonia, come da tradizione, sono state conferite le onorificenze.

Lorrie Faith Cranor, Professoressa di Informatica e di Ingegneria e politiche pubbliche presso la Carnegie Mellon University, ha ricevuto il Dottorato honoris causa in Scienze informatiche – su proposta dell’omonima Facoltà – “per la sua instancabile ricerca volta a rendere fruibili la privacy e la sicurezza, a partire dal suo lavoro pionieristico sulle politiche della privacy, i suoi contributi sostanziali alla comprensione degli attacchi di phishing, la creazione del Symposium of Usable Privacy and Security come principale forum per la ricerca in questo ambito, il suo ruolo attivo nella definizione di politiche pubbliche per proteggere meglio la nostra privacy”.

Roxana Mehran, Professoressa presso il Mount Sinai Hospital di New York, ha ricevuto il Dottorato honoris causa in Scienze biomediche – su proposta dell’omonima Facoltà – “per i suoi numerosi e sostanziali contributi nel campo della cardiologia moderna, per la sua visione inclusiva e multidisciplinare nell’ambito della ricerca clinica e per essersi fatta portavoce a livello della comunità internazionale delle tematiche legate alle pari opportunità e alla medicina di genere”.

Il Credit Suisse Award for Best Teaching è andato a Laura Pozzi, Professoressa ordinaria presso la Facoltà di scienze informatiche, “per la qualità dell’insegnamento”.

Grazie alla collaborazione con il Museo delle Culture di Lugano, in Aula magna è stato presentato al pubblico un “piccolo capolavoro” della Collezione Montgomery: una bottiglia di ceramica del XVI secolo riparata con la tecnica del kintsugi, fra le opere dell’esposizione temporanea «Japan. Arts and Life», in mostra a Villa Malpensata fino all’8 gennaio 2023. Il kintsugi, anche conosciuto come “l’arte delle preziose cicatrici”, è una tecnica di restauro in cui le fratture e le lacune dei manufatti sono ricoperte da una lacca dorata, con motivi adatti a generare la più alta armonia delle parti. Il manufatto così restaurato mantiene la sua essenza e la sua storia, pur rinnovandosi e acquisendo pregio proprio grazie alle sue “cicatrici”.

La cerimonia è stata accompagnata dagli intermezzi musicali dei chitarristi luganesi di fama internazionale Stefano Romerio e Roberto Pianca, che hanno suonato quattro brani jazz.

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