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Cronaca
04.07.2022 - 12:030

Un fronte di ghiaccio e roccia che scendeva a valle a 300 chilometri all'ora. Mancano ancora 17 dispersi

Un soccorritore: "Al nostro arrivo ci siamo trovati davanti ad uno scenario pazzesco, c'erano blocchi di ghiaccio e roccia enormi dappertutto"

CANAZEI - I vigili del fuoco hanno presidiato tutta la notte con i droni la zona del crollo sulla Marmolada e in mattinata sono tornati a volare anche i droni del Soccorso alpino del Trentino. Il bilancio aggiornato è di 6 morti e 17 dispersi, oltre ad 8 feriti, due dei quali gravi. La speranza che qualcuno sia sopravvissuto è ormai ridotta al lumicino. Nel frattempo a Canazei sono arrivati due gruppi di parenti di vittime e dispersi. I corpi sono stati trasferiti al Palaghiaccio di Canazei, dove è stata allestita la camera ardente e dove i parenti, in mattinata, inizieranno il doloroso rito dei riconoscimenti dei corpi. Al momento sono 6 le vittime confermate: tre italiani, un cecoslovacco, più un uomo ed una donna non ancora identificati.

Le condizioni meteorologiche saranno determinanti per gestire l'intervento diretto dei soccorritori in quanto il freddo è fondamentale per garantire un minimo di sicurezza, visto che sulla montagna è rimasto un'enorme quantità di ghiaccio pericolante.

Per alcune vittime sarà necessario ricorrere all'esame del Dna perché alcuni corpi sono stati dilaniati. Travolti, hanno accertato i tecnici del Soccorso alpino, da una massa di materiale con un fronte di 200 metri e alta come un palazzo che è scesa a valle a 300 chilometri l'ora.

Nelle cordate coinvolte c'erano sia alpinisti italiani sia stranieri, accompagnati, secondo i testimoni, da guide alpine. Il presidente nazionale del soccorso alpino Maurizio Dellantonio parla di “evento straordinario, quella parte di ghiacciaio che è crollata era lì da centinaia di anni”.

Fra i primi soccorritori a raggiungere il ghiacciaio sotto Punta Rocca c'era Luigi Felicetti, della Val di Fassa. Racconta: “Quando ci hanno chiamato hanno detto che è venuta giù la Marmolada. Al nostro arrivo ci siamo trovati davanti ad uno scenario pazzesco, c'erano blocchi di ghiaccio e roccia enormi dappertutto, abbiamo cominciato a cercare e abbiamo trovato le prime vittime”.

Ma al di là dell’evento straordinario, diverse perplessità rimangono sull’orario scelto dagli alpinisti per scendere o addirittura per salire: erano le 13,30 e il giorno prima in vetta si erano misurati 10 gradi. Da oltre un mese le temperature sono molto elevate, con lo zero termico tra i 4.000 e i 5.000. In assenza di neve non ci sono pericoli di valanghe, ma le condizioni indicano un aumento del rischio di crolli glaciali.

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