L'Agenzia norvegese per l'ambiente corre ai ripari con 310 norme per salvaguardare la popolazione dei grandi cervidi regolamentando in misura maggiore l'attività umana. Intanto l’Università di Zurigo svela il segreto della loro instancabilità
OSLO - Le renne selvatiche norvegesi sono a rischio di estinzione. L’animale simbolo del Natale è in pericolo e l’allerta nel Paese è massima. Ecco allora che l’Agenzia norvegese per l'ambiente ha presentato 310 misure per salvare la popolazione dei cervidi nel Paese. L’obiettivo primario è "regolamentare e limitare in misura maggiore l'attività umana”, e per questo tra le norme è inclusa la raccomandazione di smettere di costruire capanne o cabine negli habitat delle renne selvatiche. Secondo il direttore del dipartimento Ivar Myklebust dell'Agenzia norvegese per l'ambiente, tale misura è fondamentale in quanto “la costruzione di capanne o cabine rende la natura meno natura, oltre ad avere un impatto socioeconomico negativo nel complesso. Inoltre, lo sviluppo di capanne aumenta la presenza di attività umana, il che provoca lo spostamento delle renne selvatiche”.
Nel parco nazionale Dovrefjell-Sunndalsfjella, ad esempio, le renne selvatiche sono una delle poche mandrie originali rimaste in Europa, per questo la loro salvaguardia è particolarmente importante.
La regolamentazione del traffico
Un’altra misura adottata sulle vie di comunicazione principali è la chiusura o lo spostamento dei sentieri: “Per preservare le renne selvatiche per il futuro, dobbiamo regolamentare e limitare in misura maggiore l'attività umana e fermare e invertire l'invasione della natura e altri impatti negativi sulle renne selvatiche", afferma Myklebust. “E non ci sono solo le renne: si calcola che nella sola Norvegia sono oltre 2.750 le specie minacciate, mentre soltanto poco più dell'11% del territorio è destinato alla fauna selvaggia”.
Il segreto delle renne instancabili: riposano mentre ruminano
A proposito di Babbo Natale e della magica slitta, uno studio dell'Università di Zurigo svela il segreto dell'instancabilità di questi grandi cervidi: dall'analisi del loro elettroencefalogramma è emerso come essi siano in grado di riposare mentre ruminano, e grazie a questo comportamento “multitasking” riescano a sopportare la fatica, specialmente durante l’estate, quando devono nutrirsi quasi ininterrottamente per 24 ore al giorno in vista del lungo inverno artico. I risultati dello studio sono pubblicati su Current Biology.
"Dall’esame del tracciato dell'elettroencefalogramma eseguito durante la ruminazione, ovvero la fase di rimasticazione del cibo parzialmente digerito, i ricercatori hanno scoperto onde cerebrali simili a quelle della fase di sonno non-Rem. Ecco spiegato come mai durante la ruminazione, così come nel sonno, tendono a stare ferme o sedute, mostrandosi in ogni caso meno reattive a fattori di disturbo circostanti. I ricercatori hanno anche dimostrato che la ruminazione riduce il bisogno di sonno", afferma la prima autrice dello studio, Melanie Furrer.