La figlia di Wanna Marchi, ex compagna di Davide, era stata arrestata a marzo nell’inchiesta sui locali milanesi Gintoneria e La Malmaison. Ma i giudici revocano i domiciliari
MILANO - Stefania Nobile torna in libertà, almeno parziale. Dopo oltre tre mesi trascorsi agli arresti domiciliari, la giudice per le indagini preliminari Alessandra Di Fazio ha accolto l’istanza presentata dal legale Liborio Cataliotti e ha disposto la revoca della misura restrittiva. Nobile, 60 anni, figlia dell’ex teleimbonitrice Wanna Marchi, resta comunque sottoposta all’obbligo di dimora, una misura cautelare meno afflittiva che le permette maggiori libertà di movimento.
La decisione arriva nell’ambito dell’inchiesta condotta dalla Procura di Milano che, lo scorso 4 marzo, ha portato all’arresto di Nobile e dell’ex compagno Davide Lacerenza, ritenuto figura chiave in un presunto giro di prostituzione e droga legato ai locali milanesi Gintoneria e La Malmaison. Lacerenza, ricordiamo, fu protagonista qualche anno fa della notte brava alle scuole medie di via Varesi a Locarno.
Secondo la gip Di Fazio, sarebbero «venute meno le esigenze cautelari» che giustificavano la detenzione domiciliare. Un ruolo non secondario nella decisione lo ha avuto il comportamento tenuto da Nobile durante i mesi di detenzione: la donna ha rispettato in pieno le prescrizioni imposte, senza commettere violazioni.
A differenza di Lacerenza – che resta invece ai domiciliari – Nobile non risulta indagata per spaccio di cocaina, uno dei reati più gravi al centro dell’inchiesta. La sua posizione processuale appare quindi più sfumata: secondo l’impianto accusatorio, Nobile si sarebbe occupata principalmente della parte amministrativa e contabile dei locali coinvolti.
Un altro elemento che potrebbe aver pesato sulla revoca dei domiciliari è la collaborazione mostrata dall’indagata. Il 17 aprile scorso, Nobile si è sottoposta a un interrogatorio, rispondendo alle domande della pm Francesca Crupi e degli investigatori del Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza. Fonti vicine all’indagine riferiscono che la sua difesa starebbe valutando l’ipotesi di un patteggiamento, mossa che potrebbe alleggerire ulteriormente la sua posizione e accorciare i tempi processuali. Anche i legali di Lacerenza sembrerebbero orientati verso la stessa strategia.
Resta invece più compromessa la posizione dell’ex compagno. Il Tribunale del Riesame ha confermato nei suoi confronti il sequestro di circa 900mila euro per presunto autoriciclaggio. Secondo i giudici Galli, Natale e Alonge, il cosiddetto “core business” di Lacerenza non era semplicemente la somministrazione di alcolici, ma «la messa a disposizione di ragazze e sostanze stupefacenti», con un’offerta di prostituzione finalizzata ad aumentare i consumi e i profitti personali.