CRONACA
Saluto nazi in caserma, gli ufficiali: "La responsabilità è collettiva"
Il caso riaccende il dibattito sull’estremismo. La STU: “Una sfida globale che interpella cultura, educazione e valori democratici”

Un video di pochi secondi, caricato su Instagram e subito diventato virale, ha riacceso i riflettori sul tema dell’estremismo in seno all’esercito svizzero. Le immagini – girate durante una cerimonia militare e accompagnate da un brano musicale associato all’epoca nazista – mostrano una recluta che compie un gesto interpretato da molti come un saluto hitleriano. Un atto che ha suscitato indignazione e che ha spinto l’Esercito a lanciare un’indagine interna.

Ma l’episodio, pur grave, non può essere ridotto a un semplice scivolone individuale né liquidato come una bravata. È il sintomo di un malessere più profondo, che coinvolge l’intero tessuto sociale. È proprio su questa premessa che si apre la riflessione della Società Ticinese degli Ufficiali, tramite il suo presidente Stefano Laffranchini che, in un comunicato dal titolo “L’esercito è lo specchio della società”, invita a guardare oltre la superficie per affrontare le vere radici del problema.

“Il caso del presunto saluto nazista di una recluta durante una cerimonia militare, reale o inscenata che fosse, merita una riflessione approfondita, che vada oltre la semplice critica all’istituzione. L’esercito non è un’entità isolata dalla realtà sociale, ma ne rappresenta uno specchio fedele. I militari non vivono in un sistema chiuso. Essi provengono dalla società civile e portano con sé i valori, le convinzioni e purtroppo anche i pregiudizi che caratterizzano il loro tessuto sociale. In una società sempre più polarizzata, dove le posizioni estreme trovano spazio crescente nei dibattiti pubblici e sui social media, non dovrebbe sorprendere che queste tendenze si possano manifestare anche all’interno delle formazioni militari.

Durante il reclutamento l’esercito svizzero effettua controlli rigorosi. Vengono valutati sia lo stato psicologico sia eventuali precedenti dei futuri militari. Questi strumenti hanno dei limiti intrinseci che è importante riconoscere. Una valutazione puntuale non può predire l’evoluzione del pensiero di una persona nel tempo, né tutti i comportamenti problematici emergono durante i test standardizzati. Inoltre, le ideologie estremiste possono svilupparsi o radicalizzarsi dopo l’arruolamento, in risposta agli stimoli di una società in continua trasformazione.

L’esercito è attivamente impegnato a contenere e prevenire ogni gesto di estremismo. I quadri sono istruiti per gestire eventuali casi che dovessero presentarsi loro e affinché tali ideologie non abbiano ad attecchire fra gli altri militari. In caso di manifestazioni di singoli o gruppi, con la sua politica di tolleranza zero ha gli strumenti per sanzionare i comportamenti illeciti. Non da ultimo, il Servizio specializzato per l'estremismo in seno all'esercito (SSEEs) fornisce informazioni e supporto su questioni relative alla prevenzione, al quadro giuridico e alle possibili misure in ambito militare.

Il comitato della Società Ticinese degli Ufficiali ritiene che quello degli estremisti ideologici, di qualsiasi natura siano, sia un problema globale, che trova la sua origine nella cultura, nell’educazione e nelle derive di una società disorientata e polarizzata. È quindi convinto che sia compito di tutti gli elementi che compongono la società, istituzioni o privati che siano, rafforzare l’educazione civica, migliorare la formazione continua sui valori democratici e promuovere un dialogo costruttivo. È altrettanto convinto che in questo processo l’esercito stia svolgendo un ruolo importante”.

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