Fabio Regazzi: "Il ritardo nelle comunicazioni era sospetto. Non saranno solo le multinazionali a soffrire"
BERNA – “È stato uno shock”. Fabio Regazzi, presidente dell’Unione svizzera delle arti e mestieri (USAM), non le manda a dire dopo la decisione di Donald Trump di imporre dazi del 39% sulle esportazioni svizzere. Un colpo durissimo, che potrebbe avere ripercussioni pesanti anche sulle PMI, oltre che sulle grandi aziende.
La misura, che entrerà in vigore il prossimo 7 agosto, è arrivata come un fulmine a ciel sereno: “Sapevamo - dichiara al Corriere del Ticino – che c’era qualcosa che non andava. Il ritardo nelle comunicazioni era sospetto. Ma ci aspettavamo, al massimo, che la Confederazione non scendesse sotto il 31% annunciato in aprile. Il 39%, però, è del tutto incomprensibile”.
E ancora: "Benvenuti nel pianeta Trump. Con lui è come stare su una giostra: non sai mai dove ti porta”.
A differenza dell’Unione Europea, che è riuscita a negoziare un dazio al 15%, la Svizzera si ritrova con più del doppio sulle spalle. E secondo Regazzi, le conseguenze saranno pesanti: “È una brutta situazione. E non saranno solo le multinazionali a soffrire. Le nostre PMI rischiano grosso”.
In concreto, i prodotti svizzeri diventeranno molto più costosi sul mercato americano. Il rischio? Vendite in calo, meno esportazioni e una spinta inflazionistica. “Con la forza del franco e la debolezza del dollaro – continua Regazzi – per molte aziende esportare negli USA diventerà quasi impossibile. Già facciamo fatica a competere con l’Europa, ora sarà ancora peggio”.
L’effetto domino è chiaro: "I consumatori americani compreranno di meno, e cercheranno alternative. Le nostre imprese si troveranno in seria difficoltà”.