Critiche da giornalisti, giuristi e associazioni femminili alla decisione di proteggere l’identità del 59enne condannato per molestie sessuali: “Così si manda un messaggio devastante alle vittime”
LA VALLETTA (MALTA) – Sta suscitando polemiche, in Ticino e a Malta, la decisione di un tribunale dell’isola di vietare la pubblicazione del nome di un 59enne ticinese, ex candidato al Consiglio comunale di Ascona per Il Centro, condannato per molestie sessuali ai danni di una donna delle pulizie in un hotel di lusso.
La vicenda, riportata anche dal Times of Malta, ha scatenato reazioni indignate da parte di giuristi, giornalisti e attivisti, che accusano il giudice di aver distorto la legge per proteggere l’autore dei fatti. A sollevare le critiche è soprattutto la motivazione del magistrato Leonard Caruana, che ha accolto la richiesta di anonimato definendo l’uomo una “persona politicamente esposta”, sostenendo che la pubblicazione del suo nome avrebbe potuto danneggiarne irrimediabilmente la carriera.
Il divieto si basa sull’articolo 517 del Codice penale maltese, solitamente utilizzato per proteggere l’identità delle vittime o per evitare condizionamenti nei processi con giuria, non per salvaguardare la reputazione di un condannato. “Non conosco alcun fondamento legale per questa interpretazione – ha dichiarato un ex giudice – e se davvero fosse una persona politicamente esposta, il motivo per rivelarne il nome sarebbe ancora più forte”. Diversi giornalisti si sono chiesti se sia consuetudine nascondere i nomi dei colpevoli, mentre le associazioni femminili insorgono: “Perché proteggere quest’uomo? È inaccettabile e manda un messaggio devastante”, ha dichiarato Anna Borg, presidente del Malta Women’s Lobby.
I fatti - lo ricordiamo - risalgono al 3 agosto: l’uomo, ospite del Corinthia St George’s Bay Hotel, avrebbe attirato la donna nella sua stanza con il pretesto di chiedere prima un caffè e poi dell’acqua. Quando lei è tornata, lo ha trovato nudo; l’uomo l’avrebbe afferrata e baciata contro la sua volontà, finché la vittima non è riuscita a divincolarsi e chiedere aiuto a un collega.
Presentatosi come “politico ticinese”, il 59enne si era effettivamente candidato l’anno scorso al consiglio comunale di Ascona per Il Centro, ma senza essere eletto né ricoprire cariche ufficiali. Il partito ha preso le distanze, definendo “incompatibili con l’onore richiesto da qualsiasi attività politica” condanne per molestie sessuali e avviando la procedura per la sua esclusione. Il quotidiano svizzero Blick ha aggiunto che la presunta qualifica di “persona politicamente esposta” sarebbe stata una grossolana esagerazione: titolare di una piccola impresa, l’uomo non avrebbe infatti né un ruolo politico né una visibilità professionale tali da giustificare un simile trattamento.
La vicenda solleva un interrogativo cruciale: fino a che punto si può invocare la tutela della reputazione per un condannato? E quale messaggio si trasmette alle vittime? A Malta il dibattito è aperto, e la decisione rischia di diventare un precedente pericoloso.