Quelli che mettevano “mi piace” sui post di Galimberti
L'ex addetto stampa dell'UDC Ticino è un fiume in piena, «io non sono fascista e neppure TicinoLibero è arrivato a darmi del fascista»
LUGANO – Corrado Galimberti non è stato licenziato solo dall’UDC Ticino, ma anche da L’Inchiesta. È lo stesso ormai ex addetto stampa dei democentristi a rivelarlo a Tio, togliendosi anche qualche sassolino dalle scarpe.«Sono stato frainteso», ha dichiarato Galimberti, «è una leggerezza che non mi perdonerò mai», scusandosi con chi si è ritenuto offeso dai suoi post. Le sue parole – ha spiegato – sono state fraintese, scrivendo «dovevano morire tutti di fame, in Africa» in realtà «intendevo che gli esperti e demografi in passato dicevano che in Africa sarebbero morti per la fame e così non è stato».Galimberti lavorava a metà tempo per l’UDC Ticino e il restante 50 percento a “L’Inchiesta”, «che mi ha licenziato in tronco a seguito di questa vicenda. Ma io non mi arrendo. Abito in un paese in cui la democrazia e la libertà di opinione sono garantiti, ma i reati d'opinione si pagano cari. Non voglio fare la vittima. Si chiude una porta e si apre un portone».Ma appunto, non mancano i sassolini. «E pensare che chi mi dà del fascista oggi, ieri...», prosegue Galimberti. «La nostalgia del saluto romano (riferimento al
, ndr.) non l'ho proprio capita. Io non sono fascista e neppure TicinoLibero è arrivato a darmi del fascista. Il buffo è che chi mi dà oggi del fascista, fino a ieri metteva i "mi piace" ai miei post. È vero, all'UDC non restava altro che mandarmi via e avrei fatto la stessa cosa se fossi stato nei loro panni, anche perché mi dispiace che questo caso sia stato strumentalizzato ai danni del partito. Tuttavia è incredibile vedere come fino a ieri le stesse persone da cui ricevevo calorose pacche sulle spalle oggi mi scaricano come se fossi un appestato».