POLITICA
Peduzzi a gamba tesa. «La pianificazione, un diktat delle casse malati»
Il deputato PPD: «la pianificazione in sé non è fatta male, ma è imposta. Si trovi il coraggio di dire che i pronto soccorso di Faido e Acquarossa chiuderanno». E sul referendum...
BELLINZONA - La pianificazione ospedaliera è stata approvata ma continuerà a far discutere a lungo. In aula si è visto parecchio un Paolo Peduzzi, pipidino come il ministro Beltraminelli, "scalmanato". Lo abbiamo interpellato per sapere che cosa esattamente non gli piace.
Dottor Peduzzi, come mai era così arrabbiato? Che cosa l'ha innervosita in particolare?
«Sono nato e cresciuto a Faido e ritengo che i pronto soccorso nelle Valli siano fondamentali. Essi saranno mantenuti ma di fatto non ci sono più le basi per farlo, quindi credo che come politici si debba avere il coraggio di prendere decisioni non belle e dolorose e soprattutto quello di comunicarle. È più facile fare una scelta e negarla o raccontare fandonie. I pronto soccorso di Acquarossa e Faido non saranno chiusi subito, si parla del 2017 o 2018. Vi sarà un medico, ma non è la stessa cosa che avere una porta medica con personale che sappia intervenire almeno nelle cure minime. Mi piego al volere della maggioranza. Non mi sono arrabbiato, più che altro sono dispiaciuto perché si poteva fare diversamente o arrivare con proposte parallele. Il Cantone potrebbe dire che è d'accordo di pagare il servizio, a quel punto sarei stato favorevole. C'è un articolo della costituzione che dice che il servizio sanitario deve essere a disposizione per tutti».
Tolta la questione di Faido e Acquarossa, dunque il resto della pianificazione non le dispiace?
«La pianificazione, anche se il Consigliere di Stato non lo accetta, è un'imposizione. Le casse malati hanno una lobby così forte a livello federale che hanno fatto sì che il Consiglio federale abbia deciso che i Cantoni dovevano pianificare, il che per loro vuol dire ridurre. Il Ticino ha già ridotto i letti e ha subito il DRG quattro anni fa (cioè il fatto che qualsiasi paziente dopo una determinata operazione o una cura debba restare ricoverato al massimo sette giorni). Con i giovani ci guadagnano, con gli anziani no, dunque le strutture ospedaliere devono assumersi più costi. L'EOC non può fare deficit, di conseguenza deve "buttar fuori" i pazienti, dicendo che sono post acuti, anche se non sono ancora pronti per andare a casa. Quindi il Cantone deve organizzare dei letti post acuti, un'altra imposizione di Berna. È un ribaltamento di costi verso il Cantone, il quale a sua volta chiede la partecipazione dei costi ai Comuni, con un nuovo ribaltamento della spesa. Ma pensandoci bene, noi abbiamo visto una diminuzione dei premi di cassa malati negli ultimi anni? O sappiamo quanto guadagnano? Perché non ci presentano i conti? Eppure siamo obbligati ad assicurarci. È questo che dà fastidio: se si accettano tutti questi presupposti, la pianificazione non è fatta male, lo sbaglio è concettuale. Dovremmo avere il coraggio come Cantone di dire che non accettiamo, vogliamo il servizio e lo paghiamo».
La colpa è dunque a monte, ed è riconducibile alle casse malati, secondo lei, giusto?
«Le casse malati magari fanno milioni di utili e noi non lo sappiamo, basti pensare a quando è uscita la notizia, quasi per caso, che noi ticinesi avevamo pagato di più. Ma quanto? Non lo abbiamo mai scoperto, e abbiamo ricevuto uno sgravio di pochi franchi. Dov'è finito il resto, che Bruno Cereghetti quantificava addirittura in 150 milioni? Sono queste le cose che un politico deve dire, noi sottostiamo a un diktat delle casse malati. Questa è la mia impressione. Cosa si potrebbe fare? Cominciare a vedere i loro conti. Perché non possiamo farlo? Può venire il dubbio che ci sia qualcosa da nascondere... . Assicurarsi è una costrizione, anzi 130 mila persone in Ticino sono aiutate, lo Stato ci tiene, per cui che ci mostrino i conti».
Lei firmerà il referendum del PS?
«Vien voglia di aderirvi, ma pretendono troppo. I socialisti si lasciano prendere la mano cercando di far scomparire il privato. Ci sono dei privati che costano poco e funzionano bene, dobbiamo eliminarli? Per me una buona concorrenza porta ad una qualità elevata».
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