ULTIME NOTIZIE News
Politica
26.09.2016 - 16:470
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

Il controprogetto, l'Italia, Berna, l'UE, Siccardi: parla Marchesi. «Ora non prendeteci in giro»

Il presidente dell'UDC a tutto campo sulla vittoria. «Mi auguro sia una scossa positiva per Berna. Maroni e la Comi non sono nella posizione di insegnarci nulla... L'accordo fiscale ? Non verrà affossato»

BELLINZONA - Tutti parlano di "Prima i nostri", in Svizzera e all'estero. E non si contano attacchi e minacce. Del clima post-voto abbiamo parlato col presidente dell'UDC ticinese Piero Marchesi.Si aspettava questo grande interesse, anche internazionale?«Che il tema fosse scottante si sapeva, abbiamo visto anche a livello europeo che quando qualcuno vuole mettere dei paletti alla libera circolazione delle persone coloro che ne sono colpiti si fanno sentire. È giusto e normale che sia così. Il risultato poi è stato eccezionale, il 58% non è il 68% del 9 febbraio ma non scordiamo che qui c'era un controprogetto per cui i voti sono stati suddivisi, senza di esso l'iniziativa avrebbe beneficiato di un sostegno ancor più importante, a riprova che il problema c'è». Il risultato, pare di capire, l'ha sorpresa. Giusto?«Io ero prudente, avevo un po' paura del controprogetto, anche se avevamo spiegato che era una farsa e che era messo lì solo per spaccare il voto, oltre al fatto che qualora fosse stato approvato non avrebbe cambiato nulla. Sono rimasto sorpreso che non solo il 58% ha votato sì all'iniziativa ma che quasi lo stesso 58% ha detto no al controprogetto. Vuol dire che chi ha detto sì all'iniziativa non avrebbe comunque voluto una mezza misura, il loro è un voto convinto. Ciò va a discapito di chi ha presentato il controprogetto, non hanno saputo conoscere i ticinesi perché la loro proposta era fumo negli occhi».In Italia è in atto una levata di scudi, prevedibile?«Vedo che c'è una grande ignoranza nei media italiani non da poco, non hanno ancora capito cosa sono iniziativa e referendum, da loro non esiste che un cittadino si alzi la mattina, raccolga le firme e porti un paese a votare. Poi è vero che i titoloni "basta italiani in Svizzera" fanno vendere copie in più».Temete le minacce dei politici italiani?«Ma neanche un po'! Maroni fa parte di un partito come la Lega Nord che dice "prima gli italiani", stamattina ho trovato in rete una foto in cui si dice "prima i comaschi". Loro possono fare quello che vogliono e noi no? Oltretutto, la differenza è che loro dicono "prima gli italiani", noi con "prima i nostri" intendiamo i domiciliati, che siano ticinesi, portoghesi, giapponesi che siano, eccetera. Non sono al punto giusto per insegnarci soluzioni. Non vogliamo buttar fuori i frontalieri, ci sono sempre stati e ci saranno sempre. Vogliamo fare in modo che i frontalieri che vengono sfruttati dai datori di lavoro disonesti, quelli che li pagano meno, non vengano più assunti. E parliamo al settore terziario, dove con la libera circolazione si sono creati 32 mila posti che sono andati quasi tutti ai lavoratori che vengono dall'Italia: questa situazione non dovrà più esistere».Cosa risponde a chi insiste sul fatto che "Prima i nostri" non potrà mai essere applicata?«Come diceva Beltraminelli ci sono due canali. Una è quella dell'applicazione all'economia privata, dove ci vuole una legge d'applicazione, bisognerà trovare una soluzione per attuarla, non in tempi biblici ma per me nel giro di sei mesi. Ben vengano i gruppi di lavoro, purché non siano gruppi alibi per non fare nulla. L'altro livello di applicazione riguarda il Governo, che nella costituzione da ieri ha un mandato che dice di attivarsi affinché, nel limite delle sue possibilità, promuova la presenza indigena, la lotta contro il dumping e la reciprocità. Ciò vuol dire che da domani debba emanare un decreto all'Amministrazione, spiegando come ci si deve comportare con le assunzioni, e lo stesso vale per le partecipate come AET, EOC, USI, SUPSI, IRE. Questo può essere fatto da subito».Il voto peggiorerà ancora i rapporti con Berna?«Io sono dell'avviso che potrebbe dare una scossa positiva alla politica a Berna. Quanto hanno fatto settimana scorsa è una schifezza, va detto chiaro e tondo, vuol dire che la politica promossa dai partiti di dentro con la sinistra è andata a tradire il mandato popolare, dove era stato deciso che si volevano gestione autonoma dell'immigrazione, preferenza indigna, tetti massini e contingenti, mentre di questi quatto elementi nemmeno uno è stato ripreso nel progetto di applicazione. Non hanno capito che giocano col fuoco, e spero che i partiti di centro e della sinistra comprendano e non facciano gli stessi errori. È la prova che ci sono dei Cantoni che stanno male e che a livello svizzero quanto votato il 9 febbraio deve essere ripreso tale e quale. Mi auguro lo facciano, sennò cos'è l'alternativa? Accusano l'UDC di non avere il coraggio di lanciare un'iniziativa per disdire la libera circolazione, ma ci rendiamo conto di che sciocchezza è? Dovrebbero aver vergogna a dire così, loro hanno un mandato chiaro dalla popolazione su ciò che devono fare, non dobbiamo lanciare un'iniziativa perché quello che il popolo ha votato è già evidente. Confido non tanto in Berna, che ha interessi più grandi del Ticino, ma che a livello cantonale il Governo, e gli diamo una settimana di tempo, vada in corpore a Berna e spieghi cosa è successo, cosa è stato votato e com'è cambiata la costituzione, oltre a che cosa chiede il popolo ticinese». Anche l'UE ha detto la sua...«L'UE cerca di tutelarsi e lancia dei messaggi, ciò che non fa il nostro governo federale, che è passivo e subisce tutto dall'UE, essi devono capire cosa vuole il popolo».«Il risultato elettorale affosserà l'accordo fiscale con l'Italia?Non credo, anche perché se l'Italia dovesse utilizzare questa scusa per affossarlo vuol dire che aspettavano la prima occasione per farlo. Ci sarà l'utilizzo di "Prima i nostri" per affermare che si penalizzano i frontalieri ma non è così. Maroni dice che attueranno delle misure contro il Ticino, io se fossi in lui mi preoccuperei di trovare lavoro in patria ai loro disoccupati, non di andare a ingerire nella politica di uno stato estero. Dovrebbero impegnarsi nel loro paese per far lavorare gli italiani in patria, così come la Comi. Che poi ci saranno dei frontalieri, pochi o tanti, è un altro discorso, ma non sono nella posizione ideale per insegnare agli altri cosa fare».Per lei come presidente, prima campagna importante e prima vittoria, soddisfatto?«Sono un presidente contento! La campagna l'abbiamo portata avanti in particolare io, Marco Chiesa e Alain Bühler, che ha fatto moltissimo dietro le quinte. Mi ero ripromesso di giocare ogni pallone, infatti ho svolto, come altri, una politica molto attiva, intervenendo in ogni dibattito. La peggior cosa sarebbe stata aver rimpianti, abbiamo vinto ma soprattutto hanno vinto i ticinesi. Non so se ci rafforza elettoralmente, è presto per dirlo, le elezioni non sono dietro l'angolo, ciò che conta appunto è aver vinto, che abbia vinto il popolo ticinese, che ancora una volta con coerenza ha ribadito quanto già detto il 9 febbraio e ora bisognerà lavorare per trovare un'applicazione. Non vorremmo essere accusati di essere passivi e aspettare che arrivino le proposte, ho detto a Beltraminelli di attivarsi e coinvolgerci ma di non prenderci in giro, sennò presenteremo noi delle proposte per la legge d'applicazione, così i ticinesi sapranno come e se vorrete impedire l'applicazione di "Prima i nostri". Beltraminelli ha rassicurato Maroni? E chi gli avrebbe dato il permesso di farlo? Chiarisca questo punto, in modo che non si abbiano dubbi sulla volontà del Governo di applicare l'iniziativa».Ha temuto che le dichiarazioni di Siccardi influissero in negativo sul voto?«In campagna ogni occasione è buona, da una parte e dall'altra, per strumentalizzare. Siccardi ha espresso un concetto che in parte può essere condiviso. Lui affermava che "Prima i nostri" dovrà servire a dare maggior opportunità ai residenti ed anche a stanare i lazzaroni, nel senso che con la preferenza indigena non ci sarà più la scusa di dire che il posto lo ruba un frontaliere. Questo meccanismo, anche se un po' contorto, lo posso capire. Non ha usato le parole giuste e il tatto che servono in politica. Avevamo già convinto i ticinesi, non ha fatto bene ma rientra negli errori che si possono fare durante una campagna».
Tags
controprogetto
berna
iniziativa
prima
applicazione
italia
ticinesi
politica
ue
governo
© 2024 , All rights reserved