Perdenti i giovani di oggi e di domani, gli attuali pensionati - che oltre alla beffa (non ricevono l’aumento di CHF 70.-) sopportano i danni legati ad un capitale di vecchiaia spesso modesto per le lacune contributive (la LPP è entrata in vigore solo nel 1985) e cionondimeno dovranno far fronte all’aumento dell’IVA - e infine anche le donne per le ragioni ricordate sopra. La “compensazione” della riduzione del tasso minimo di conversione con l’estensione delle prestazioni AVS, oltre ad essere inopportuna, ha assunto connotazioni ideologiche. Infatti, coloro che fanno parte della generazione transitoria (tra i 45 ed i 65 anni) e sono assicurati solo per la parte obbligatoria della previdenza professionale non saranno penalizzati dal tasso di conversione ridotto, essendo salvaguardati i loro diritti acquisiti grazie ai versamenti compensatori dal fondo di garanzia. E semmai, invece di mescolare AVS e LPP, andavano accolte le proposte tese a rafforzare il secondo pilastro, come p.es. quella di abolire la deduzione di coordinamento per la determinazione del salario assicurato sul quale si calcolano i contributi paritetici, allo scopo di incrementare l’avere di vecchiaia soprattutto di coloro che lavorano a tempo parziale e hanno più di un’occupazione (spesso donne).