Per contro, Bacchetta-Cattori, che ha esposto le prime conclusioni della Sottocommissione Finanze, ha detto come non sia stato piacevole che il Consiglio di Stato sia finito sotto inchiesta e nemmeno per la sua Sottocommissione dover indagare sul fatto. Per quanto concerne le conclusioni, sinora parziali, il pipidino ha ripercorso la storia dei rimborsi, di fatto partita nel 1999, quando con la NAP 28 il Consiglio di Stato si concedeva un forfait di 15mila franchi, quello telefonico, i doni di fine mandato e le due mensilità extra. Il Gran Consiglio non ha mai chiesto un rimborso , pur dicendo che il forfait non era legale. Per sanare la situazione vi è stata un’iniziativa parlamentare generica della maggioranza della Commissione della Gestione, per inserire nell’articolo 7, in modo formale, la possibilità di avere un rimborso forfettario. Nel 2015 viene approvato il forfait, ma il Consiglio di Stato, pur senza indicare cifre, deve sottoporre all’Ufficio Presidenziale la lista delle spese. La Commissione della Gestione, ai tempi, disse che non era giusto che i Ministri decidessero per sé stessi, e dunque che il tutto sarebbe dovuto passare dall’Ufficio Presidenziale.