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04.05.2018 - 09:310
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

La storia e la sua ciclicità. Dell'Ambrogio, "comunismo, fascismo, populismo: i motivi di insoddisfazione sono gli stessi, nuovi sono i toni beceri"

Il segretario di Stato per la formazione, la ricerca e l'innovazione in una approfondita analisi spiega che le insoddisfazioni alla base delle rivoluzioni sono sempre le medesime e vede, pur nelle differenze, basi comuni per i due regimi del Novecento e la situazione politica attuale

BELLIZONA – Le rivoluzioni partono tutte dalla stessa base, l’insoddisfazione, per fame e privilegi altrui. Qualcuno diceva che la storia è ciclica, che non si vive quasi mai nulla che non si sia vissuto, e Mauro Dell’Ambrogio,  segretario di Stato per la formazione, la ricerca e l'innovazione, ne è convinto in una riflessione dall’alto valore storico e sociale pubblicata oggi da Opinione Liberale.

“Per quanto bene si stia, rispetto al passato o ad altri paesi,c’è sempre chi sta meglio da invidiare”, si legge. Ma specificatamente, vuol mostrare come in fondo il populismo un po’ si rispecchi in fascismo e comunismo.

Ecco perché. “Il comunismo aveva individuato le fonti dell’ingiustizia nel lavoro dipendente e nella proprietà privata dei mezzi di produzione. Da abolire, per costruire una società senza sfruttamento e solidale, senza più frontiere considerate strumenti del capitalismo”, spiega, mentre “il fascismo riconduceva invece privilegi ed ingiustizie a nemici esterni (le nazioni plutocratiche) ed interni (massoni, ebrei). Postulava solidarietà tramite cameratismo e disciplina ispirati dal nazionalismo, sotto una Guida illuminata”.

In comune, per Dell’Ambrogio, c’erano “una prevalenza assoluta dell’interesse collettivo- definito da un partito col monopolio del potere - sulle libertà individuali. In contrasto con i valori liberali che chiedono, perché il pubblico possa prevalere sul privato, proporzionalità e controllo giudiziario indipendente. Nemicissime nella conquista del potere, le due grandi ideologie totalitarie si distinguono in pieno sulla libertà economica: per i comunisti radice stessa del male, per i fascisti invece necessaria, purché assecondante l’autorità di Stato e Partito (come nella Cina contemporanea)”.

Passando al presente, “le società occidentali oscillano da decenni tra socialdemocrazia e liberalismo”.
“L’insoddisfazione è oggi canalizzata in quello che si suole chiamare populismo .Il miglioramento delle condizioni materiali di vita è misurabile: accesso al cibo, alle cure, alla mobilità, metri quadrati riscaldati per abitante ecc. Chi vive di prestazioni sociali oggi sta meglio di chi, pochi decenni fa, lavorava. Ma la percezione di una generazione, che vedeva netta la crescita delle opportunità per i propri figli attraverso la formazione, ha lasciato il posto alla frustrazione peri privilegi altrui veri o presunti, per l’insufficienza di lavoro interessante e ben retribuito, per la connivenza tra burocrazie e clientelismo. Il populismo non ha bisogno di rivoluzioni, vince attraverso il voto democratico (già il fascismo lo fece) e ispira politiche protezioniste, per “spartirsi il benessere tra chi vota”, badando meno a come esso si crei”, prosegue Dell’Ambrogio.

Anche in questo caso, vede delle radici comuni con le due ideologie del Novecento. “Comunismo e fascismo si alimentarono con correnti di pensiero anti-conservatrici: progressismo, razionalismo, scientificità, laicismo, materialismo, futurismo.Il populismo attinge invece al riflesso conservatore, identitario, anti-scientifico, che tradizionalmente difendeva i poteri costituiti. Il comunismo si illudeva di cancellare l’egoismo; il fascismo di farlo confluire in un collettivo militarmente disciplinato; il populismo lo sventola come bandiera (America first, Prima i Nostri e sottinteso prima me). I motivi di insoddisfazione sono reali e quelli di sempre, nuovi sono i toni beceri ei rimedi contraddittori o sconcertanti”, conclude, augurandosi non senza preoccupazione che “non occorrano disastri analoghi per far tramontare questa ideologia come le altre similmente originate”.
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