ERLACH – Nessuno ha parlato di razzismo e xenofobia, ma il caso riguardante l'Edelweiss si è scatenato nell’ambito di un semplice dress code. A cercare di “ridimensionare” la vicenda legata alle camicie contadine interviene la deputata leghista Amanda Rueckert, appartenente a un movimento che di solito in queste circostanze vede un affronto alla tradizione.
Ricordiamolo, a Erlach un docente ha fatto cambiare cinque ragazzi che indossavano l’Edelweiss perché non era di colore scuro come voleva il dress code, e lo stesso ha fatto con un giovane che portava la maglia del Berna Hockey, come abbiamo sottolineato noi.
Dall’articolo del SonntagsBlick che ha parlato dell’episodio, i termini ‘razzista’ e ‘xenofobo’ pare li abbiano usati commentando la vicenda i ragazzi costretti a cambiarsi, non il docente: “Non eravamo a conoscenza che la camicia potesse essere ritenuta razzista e xenofoba”, avrebbero detto i cinque giovani.
Diverso il caso del 2015 a Gossau, ma è un’altra storia.
Tornando all'intervento social di Amanda Rückert: “Leggere dall’inizio alla fine e non solo i titoli! Lunga vita alla camicia contadina con gli Edelweiss, ma mi sembra che qui la situazione stia un po’ sfuggendo di mano”, scrive. “Ho cercato di leggere gli articoli apparsi sui vari media nazionali dall’inizio alla fine, ma non mi pare proprio che alla festa scolastica di Erlach sia stato impedito ai ragazzi di indossarla perché ritenuta razzista o xenofoba.... ma bensì perché era una festa a tema ed era stato concordato che il dresscode era “abiti scuri”. Premesso che a me le feste con codici di abbigliamento particolari non esaltano troppo e mi piace vestirmi come voglio io... ma non è questo il punto: prima di indignarci però dovremmo leggere le notizie fino in fondo. O mi sono persa qualcosa?”.
No, non si è persa niente.