POLITICA
Sexy ricatto a Berset, ora l'Autorità di vigilanza sul Ministero Pubblico vuol saperne di più
Una donna chiedeva 100mila franchi al Consigliere Federale per non divulgare foto e messaggi privati. Prima dell'arresto aveva ritirato la 'proposta', è stata poi condannata. Si vuole ora capire se il Ministero Pubblico si è comportato correttamente

BERNA - L’Autorità di vigilanza sul Ministero pubblico della Confederazione (AV-MPC) vuole fare luce sulla tentata estorsione a Alain Berset, in particolare vuole "chiarire la condotta del Ministero pubblico della Confederazione in questa vicenda". 

L'episodio risale a quasi un anno fa, dicembre 2019. Una donna aveva minacciato il Consigliere Federale di rendere pubblici foto e messaggi privati intercorsi tra i due. Per non farlo, gli aveva chiesto 100mila franchi. Berset ha denunciato la questione e la donna è stata arrestata, il giorno prima aveva ritrattato, ritirando l'offerta e spiegando che la sua accusa non era vera, restituendogli anche i documenti in oggetto.

La condanna è arrivata, per tentata d’estorsione, ed è stata di una pena pecuniaria di 150 aliquote giornaliere da 30 franchi, pari a 4.500 franchi, sospesa per due anni. Ha dovuto firmare una dichiarazione in cui garantiva di far cancellare dai suoi dispositivi ogni dato relativo a Berset. 

Stando alle voci, quel che la signora desiderava divulgare risale a otto anni fa. La vicenda è divenuta pubblica grazie alla WeltWoche ed ora è sul tavolo dell'Autorità di vigilanza sul Ministero Pubblico. 

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