POLITICA
Zali: "Marchesi non mira a un seggio leghista ma al mio. Lui è ansioso di bruciare le tappe"
Il Ministro leghista parla della candidatura del presidente dell'UDC al Consiglio di Stato: "Non mi infastidisce, non ho posto alcuna preclusione sui nominativi dei loro candidati nelle trattative per la lista unica"

BELLINZONA - Il Governo non é quello del Mulino bianco, ma ciò non vuol dire che non ci sia un clima positivo, anzi. Le differenze di visione sono normali e non è necessario che si sappia sempre chi ha votato a favore di cosa. Claudio Zali in una lunga intervista a La Domenica risponde a qualche frecciatina di Piero Marchesi, che in settimana ha annunciato la sua candidatura al Consiglio di Stato.

Il settimanale non esita a definirlo il suo sfidante e Zali lo vede come "ansioso di bruciare le tappe. Magari un po’ di pazienza in più ogni tanto non guasterebbe. In fin dei conti i consiglieri di Stato uscenti non resteranno in eterno". Un messaggio chiaro insomma.

Ma a precisa domanda, dice di non esserne infastidito. "Nelle trattative sulla lista unica non ho mai posto alcuna preclusione sui nominativi dei candidati dell’UDC. Quindi la cosa non mi disturba minimamente. I consiglieri di Stato uscenti sono forti. Poi sarà in particolare l’elettorato leghista a valutare se confermarci il proprio sostegno oppure optare per un cambiamento. Fare proclami è facile, portare la bandiera della Lega per trent’anni è un altro paio di maniche".

Ed è cosciente di essere nel mirino: "Non credo di soffrire di manie di persecuzione se ritengo che Marchesi non miri a un seggio leghista ma al mio seggio". 

Zali vede un'anima ancora sociale nella Lega e vi si riconosce, non la nota nell'UDC. 

Marchesi aveva parlato di un Consiglio di Stato del Mulino Bianco, per il Ministro non è proprio così. "Il governo - e questo probabilmente dà fastidio a molti - ha trovato un suo equilibrio, riconosce che è meglio essere coesi che passare le giornate a bisticciare. Ci sono discussioni, ma restano collegialmente riservate a noi. Non c’è bisogno di rendere partecipi tutti di ogni dettaglio. Poi quando prendiamo una decisione la difendiamo in modo compatto. A volte capita, per carità, che l’uno o l’altro voglia distanziarsi da una certa posizione. Ma nel complesso c’è un’atmosfera positiva". Il clima insomma é ottimo: "Nell’interesse del Paese, non per comodità nostra. Non si fa ideologia in un Consiglio di Stato.  È naturale che ci siano sensibilità diverse. Ma gli steccati, gli schieramenti e le questioni aprioristiche di tipo ideologico non possono trovare posto in un Esecutivo che funziona".

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