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06.06.2023 - 14:490

Morisoli e il malessere che dilaga. "In pandemia era sceso ma in realtà... Serve la riforma della socialità"

AreaLiberale pubblica come ogni anno il welfare index, che tocca livelli record. "La crescita del malessere da noi misurata richiede un approccio pluridisciplinare, opposto al vigente 'dipartimentalismo' e una logica innovativa per le soluzioni"

BELLINZONA - Il malessere dilaga in Ticino e la decrescita misurata con la pandemia in realtà è, a posteriori, solo frutto di una realtà manipolata artificialmente e temporaneamente dalle misure statali. Sono le conclusioni riportate da Sergio Morisoli per commentare il welfare index 2022, il benessere (o malessere) che AreaLiberale misura da tre legislature tramite sei sottoindici (generale, giovani, famiglie, lavoro, delinquenza, comportamentale, bisognosi finanziari).

"Nel 2022 siamo saliti al record di 123.86 punti, significa che il malessere sociale misurato e percepito è cresciuto del 23.86 % dal 2011 al 2022", si legge in una nota. "Il welfare index di 123.86 punti per il 2022 ci dice che il malessere sociale continua a crescere e a consolidarsi. La crescita riprende la sua corsa verso l’alto confermando la tendenza che era in corso già prima della pandemia, 122.15 punti nel 2019 , dopo che il lockdown (2020) l’aveva fatta regredire artificiosamente a 115.28 punti".

Ma adesso, spiega Morisoli, si sa a cosa erano dovute quelle cifre sorprendenti: "Oggi sappiamo, grazie al confronto dei dati del 2021 (123.09) e del 2022 (123.86) con il 2020 (115.28), che il Lockdown con i suoi proibizionismi, le sue chiusure, il suo dirigismo era riuscito a manipolare la realtà temporaneamente e artificialmente. Tanto da far credere o sperare ad alcuni, che la privazione delle libertà e il dirigismo statale fossero una cosa utile e buona contro il malessere generalizzato. Appena i lacci si sono sciolti, la cruda realtà, confermata con i dati del Welfare index 2021 e ora 2022, è rientrata massicciamente in scena, buttando giù la porta anziché bussare. Lo sviluppo annuale dei dati globali aggregati per i 6 sottoindici non lascia più nessun dubbio".

Ed ecco le conclusioni tratte: "In definitiva è chiaro che la riforma della socialità vada ormai affrontata senza ulteriori indugi. I termini del problema sono ormai chiari. La crescita economica da sola non sarà più in grado di assorbire da sola il malessere generalizzato; la spesa pubblica espansiva ha già dimostrato da oltre un decennio la sua impotenza nel ridurlo; mentre i contribuenti non saranno in grado di sopportare ulteriori aumenti di spesa sociale. La crescita del malessere da noi misurata richiede un approccio pluridisciplinare, opposto al vigente “dipartimentalismo” e una logica innovativa per le soluzioni. Le risorse immesse (+20.2% pro-capite) nell’ultimo decennio nel sistema del welfare preso in senso lato, rappresentano ormai oltre la metà del budget annuale dello Stato; una verifica costi-benefici si impone. Sarà quella di mettere in discussione il rapporto tra input e output, o in altre parole quella di misurare senza tabù: l’efficacia (le soluzioni raggiungono l’obiettivo?) con l’efficienza (la correttezza del modo per raggiungerle?)".

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