POLITICA
Terrorismo islamico in Svizzera, come porvi rimedio?
Piero Marchesi interroga le camere federali: “L’esacerbazione della situazione deve preoccupare la politica, per evitare che diventi normale e legittima. Garantire la sicurezza dei cittadini significa leggere i problemi e agire di conseguenza”  
TiPress / Alessandro Crinari

BERNA - L’accoltellamento di Zurigo ai danni di un ebreo ortodosso da parte di un 15enne vicino all’Isis ha riacceso la preoccupazione intorno alla diffusione del terrorismo islamico in Svizzera, portando cittadini ed esponenti della politica a domandarsi seriamente come si possa intervenire con urgenza ed efficacia, affinché il fenomeno non dilaghi. Dell’avviso è, ad esempio, Piero Marchesi, che in un’interrogazione inviata oggi alle Camere federali ha sollevato il problema sollecitando un intervento tempestivo.

“Il giovane musulmano che il 2 marzo ha accoltellato un ebreo a Zurigo - scrive il consigliere nazionale e presidente UDC Ticino - radicalizzatosi nella tranquilla Svizzera e proprio nel Cantone in cui, nella moschea di Winterthur, qualche anno fa un Imam invitava i fedeli a uccidere i musulmani che non pregavano, ha semplicemente messo in pratica gli insegnamenti di questa religione e con il suo atto si è certamente guadagnato il Paradiso. Allah stesso, nel corano ( 4:74 e 9:111) , dice che “a chi combatte per la causa di Allah, sia egli ucciso o vittorioso, daremo presto ricompensa immensa” e promette il Paradiso solo a coloro che “combattendo sul sentiero di Allah, uccidono e sono uccisi”. Fatti simili, purtroppo, anche nel nostro paese non sono più delle eccezioni. Ricordo i vari accoltellamenti di matrice jihadista a Morges (VD) e a Lugano (TI) nel 2020”.

“L’esacerbazione della situazione - prosegue Marchesi - deve preoccupare la politica, per evitare, che come in altri paesi, attacchi terroristici di matrice islamica diventino la norma. Garantire la sicurezza dei cittadini significa anche e soprattutto leggere i problemi e agire di conseguenza, per evitare che la situazione divampi”.

A tal proposito, il Consigliere democentrista cita il giornalista italiano Giuliano Meotti, che nel suo libro “La dolce conquista: l’Europa si arrende all’Islam” evidenzia come l’inazione dei vari Stati occidentali stia, di fatto, portando a legittimare e a tollerare gli attacchi terroristici di matrice islamica. Delle soluzioni proposte da Meotti per combattere il fenomeno, Marchesi ne cita alcune, sottoponendole al Consiglio federale. Ad esempio:

1. Controlli più rigorosi sull’immigrazione per impedire, o quantomeno limitare, l’accoglienza di persone che hanno lo scopo di azioni terroristiche di matrice islamica;

2. Selezionare l’immigrazione su base culturale e religiosa, escludendo chi vuole portare un’ideologia di sottomissione e stabilendo canali preferenziali per i cristiani perseguitati in Africa e in Medio Oriente;

3. Espellere gli agitatori dell’islam radicale e chiudere le loro moschee;

4. Fermare il flusso di denaro dalle dittature islamiche (in special modo Qatar e Arabia Saudita, ma pure Turchia) verso le nostre democrazie;

5. Mettere al bando i simboli dell’islam politico (burqa, minareti, muezzin, preghiere per strada);

6. Difendere la libertà di espressione e riconquistare i “territori perduti” in tutta Europa.

Conclude Marchesi: “Che lettura da il Consiglio federale del fenomeno, e come valuta le proposte indicate? Intende attuarne almeno qualcuna?”.

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