POLITICA
Iniziativa Bussola, raccolta firme da record: difendere la sovranità con il voto di Popolo e Cantoni
Superata in 11 mesi la soglia delle 100.000 firme. Caroni: “Abbiamo dato voce a migliaia di cittadini che credono nei valori fondanti del nostro Paese”

di Paolo Caroni *

Un momento storico per la democrazia svizzera: venerdì 29 agosto 2025 il comitato promotore dell’iniziativa Bussola ha depositato presso la Cancelleria federale ben 140’347 firme, di cui 115’027 già validate. Per il successo di un’iniziativa popolare federale ne bastano 100’000, e noi abbiamo superato ampiamente questa soglia in soli 11 mesi, anziché nei 18 previsti dalla legge.

Questo risultato straordinario dimostra il forte sostegno popolare a un’iniziativa che mira a rafforzare uno dei pilastri della nostra Confederazione: la democrazia diretta, garantendo il referendum obbligatorio per accordi che toccano la sovranità nazionale. È un segnale chiaro che gli svizzeri non accettano di cedere sovranità senza un vero dibattito democratico.

In Ticino abbiamo raccolto oltre 12’000 firme, superando l’obiettivo di 10’000 stabilito dal comitato locale. Come ticinese sono orgoglioso di questo risultato, che riflette la sensibilità del nostro Cantone verso i rapporti con l’Unione Europea (UE). Grazie all’impegno di volontari, associazioni e cittadini comuni, abbiamo dimostrato che l’iniziativa Bussola non è solo un’iniziativa nazionale, ma un movimento radicato in ogni regione del Paese.

Cosa chiede l’Iniziativa Bussola? Intitolata “Per la democrazia diretta e la competitività del nostro Paese – No a una Svizzera membro passivo dell’UE”, la proposta chiede che i trattati internazionali che prevedono il recepimento dinamico di norme giuridiche rilevanti – come quelle dell’UE – siano sottoposti obbligatoriamente al voto del Popolo e dei Cantoni (referendum obbligatorio).

Questo significa che accordi come il cosiddetto “accordo quadro 2.0” con l’UE, che impongono alla Svizzera di adottare automaticamente norme europee senza possibilità di revisione interna, non possano essere ratificati con un semplice referendum facoltativo o una decisione parlamentare, ma richiedano la doppia maggioranza di Popolo e Cantoni.

Il Consiglio federale, tuttavia, ha scelto una strada diversa: intende sottoporre l’accordo quadro solo al voto del Popolo, senza richiedere la doppia maggioranza. Questa decisione ignora la portata immensa di tale accordo, che va ben oltre un semplice trattato commerciale.

Al cuore del problema c’è, appunto, la “ripresa dinamica del diritto europeo”: un meccanismo che obbligherebbe la Svizzera ad adottare automaticamente norme UE in settori chiave come la libera circolazione delle persone, i trasporti, l’agricoltura e l’energia, senza che il Parlamento o il Popolo possano intervenire con referendum o iniziative. In pratica, le leggi svizzere sarebbero subordinate a decisioni prese a Bruxelles, con la Corte di giustizia europea come arbitro finale. Questo non è solo un dettaglio tecnico: è un’ingerenza profonda nella nostra sovranità legislativa, che mina i diritti democratici del Popolo e l’autonomia dei Cantoni.

Per una maggiore legittimità democratica, non è solo corretto, ma deve essere un obbligo sottoporre un accordo di tale portata al voto di Popolo e Cantoni. La Costituzione federale, vista la sua importanza fondamentale, richiede per la sua modifica il voto favorevole della maggioranza del Popolo e dei Cantoni. L’accordo quadro, imponendo norme europee senza possibilità di referendum – un pilastro del nostro sistema di democrazia diretta – deroga in un certo senso al nostro ordinamento costituzionale. Ci vincola a leggi straniere che non possiamo più mettere in discussione, ponendosi a livello della Costituzione o addirittura oltre. Per questo, merita un controllo democratico altrettanto rigoroso.

La doppia maggioranza è un meccanismo per bilanciare il peso dei grandi Cantoni (come Zurigo o Berna) con quello dei piccoli (come Appenzello Interno o Uri), prevenendo divisioni e garantendo coesione. È lo stesso principio che ha permesso alla Svizzera di prosperare come nazione pluriculturale, dove le minoranze hanno voce in capitolo. La doppia maggioranza garantisce un equilibrio essenziale tra regioni, evitando che i Cantoni più popolosi o gli agglomerati urbani impongano la loro volontà a quelli periferici o meno densi.

Per l’accordo quadro con l’UE, che tocca l’essenza della nostra indipendenza economica e politica, il voto di Popolo e Cantoni non è un ostacolo, ma una garanzia di legittimità. Assicura un consenso nazionale ampio, non solo numerico.

Ma se l’accordo quadro è davvero vantaggioso per la Svizzera e per il suo Popolo, perché temere la doppia maggioranza? Se porta stabilità, accesso al mercato e benefici economici – come sostengono i suoi promotori – allora il Popolo e i Cantoni ne riconosceranno i vantaggi e lo approveranno.

Il fatto che si cerchi di evitarla fa sorgere dubbi: forse questo accordo non è così favorevole come si afferma. Se non c’è nulla da temere, e se l’accordo è veramente a vantaggio della Svizzera, che timore c’è a sottoporlo al voto del Popolo e dei Cantoni? Anche chi è favorevole all’accordo quadro (personalmente non lo sono, per i rischi che pone alla nostra competitività e autonomia) non dovrebbe esitare a sottoporlo al consenso di Popolo e Cantoni: se è un buon accordo, il consenso democratico lo confermerà. Al contrario, temere la doppia maggioranza suggerisce che i benefici per gli svizzeri non siano poi così evidenti.

Con questa consegna di firme, abbiamo dato voce a migliaia di cittadini che credono nei valori fondanti del nostro Paese. L’Iniziativa Bussola punta verso un futuro indipendente, democratico e sovrano: seguiamola!

* Membro del Comitato promotore dell’iniziativa, deputato Il Centro

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