POLITICA
Stati Uniti in shutdown: 800 mila dipendenti federali senza lavoro né stipendio
Lo scontro tra repubblicani e democratici paralizza il bilancio. A rischio sanità e assistenza sociale e altri servizi essenziali, come i programmi di supporto alimentare per donne e bambini. Non accadeva dal 2019

WASHINGTON - Dalla mezzanotte di Washington gli Stati Uniti sono ufficialmente entrati in “shutdown”. Lo stallo al Congresso sulla legge di bilancio ha provocato la chiusura parziale dell’amministrazione federale: tutte le spese non considerate essenziali sono state congelate. Circa 800 mila dipendenti pubblici federali, pari al 40% della forza lavoro, vengono sospesi senza paga a tempo indeterminato.

È la prima volta che accade dal 2018-2019, quando lo stop durò 35 giorni. Anche oggi lo scenario appare incerto: repubblicani e democratici restano distanti. I primi, fedeli alla linea di Donald Trump, hanno respinto con 53 voti contro 47 la proposta dell’opposizione, che prevedeva il prolungamento dei sussidi dell’Obamacare e l’annullamento dei tagli introdotti dal controverso “One Big Beautiful Bill”.

Lo “shutdown” ha un impatto immediato sui servizi pubblici. I trasporti aerei, considerati essenziali, continueranno a funzionare, ma i lavoratori del settore – costretti a presentarsi in servizio – non riceveranno paga, con il rischio di assenze e ritardi a catena come già accadde nel 2019. La chiusura colpisce anche enti cruciali come i Centers for Disease Control and Prevention e i National Institutes of Health, con il pericolo di stop a ricerche ed esperimenti.

A rischio i programmi di assistenza sanitaria e sociale, nodo centrale dello scontro politico. Medicare e Medicaid non si fermano, ma la riduzione del personale potrà rallentare l’erogazione di alcuni servizi. Più incerto il futuro dei programmi di supporto alimentare: quello destinato a donne e bambini rischia di restare senza fondi già nelle prossime settimane.

Un altro fronte delicato riguarda i parchi e le foreste nazionali. Nelle chiusure precedenti i ranger furono lasciati a casa e le aree interdette al pubblico. Durante l’ultimo shutdown, invece, l’amministrazione Trump scelse di tenerle aperte senza personale, con conseguenze devastanti: vandalismi, rifiuti abbandonati e danni a siti storici. Non è escluso che si ripresenti lo stesso scenario.

Il quadro resta dunque incerto. L’assistenza in caso di calamità naturali non dovrebbe subire gravi interruzioni, ma alcuni programmi come il National Flood Insurance Program – fondamentale per le polizze contro le alluvioni – verranno sospesi, con ripercussioni sul mercato immobiliare.

Per Trump, che da sempre invoca tagli all’apparato federale, lo shutdown rischia di trasformarsi in un’opportunità politica per ridurre la macchina statale, anche a costo di lasciar cadere i servizi sociali più fragili.

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